mercoledì 15 agosto 2007

Istrionicamente Bollani

C'è folla. Troppa folla. La piazza implode. Di gente. Ma insieme si sta bene ugualmente. Certo, quella piazza è piccola. E l'ospite - l'ultimo ospite del Locus Festival 2007 - è prezioso: meglio ancora, concettualmente gradito ad una larga fetta di pubblico. Non solo: Stefano Bollani è, ormai, un pianista di culto. Dalle sfumature popolari. Di più: da Locorotondo si ritrova persino a transitare spesso. Lasciando estimatori nuovi e anche amici, ogni volta che ripassa. Il concerto, poi, comincia prima di quanto ci si possa aspettare. Difficile che accada: eppure, è così. Perchè non c'è quasi più nessuno da accogliere. Sono tutti lì, già da diversi quarti d'ora. Senza contare che la sera della vigilia di Ferragosto, oltre tutto, è un incentivo aggiunto: a essere presenti, a monitorare il territorio. E si parte. Confortati dalla certezza di incontrare il Bollani di sempre: ironico, istrionico, verboso, comunicativo, fedele al personaggio che si è ritagliato dopo i primi vagiti di un successo che ha cominciato a manifestarsi meno di dieci anni addietro, sotto le note del jazz. Jazz che, lentamente, è scivolato verso composizioni che abbiamo imparato a definire contemporanee: e che, cioè, attingono da ogni ambito musicale, e che vengono triturate, digerite e confezionate per una platea eterogenea. Attitudine, questa, che - con il tempo - ha sconfinato in altri panorami: ad esempio, quello bibliografico, raggiunto con un titolo recente, "La Sindrome di Brontolo". Bollani, dunque, trascina ancora la propria simpatia con istinto giullaresco, però mai volgare. Che è poi la sua forza e il suo segreto, commercialmente parlando. Integrando tutto con il suo pianismo sciolto, immediato, gravido di divagazioni dotte, ma anche divertenti. Affrontate con il sorriso, ma anche con una tecnica di base che - tuttavia - non lo costringe, non lo limita, non lo imprigiona. Che, anzi, lo rende universale, ancorchè facilmente fruibile. Il musicista milanese ammicca a situazioni sonore agili, ricche e pastose, ma somministrando puntualmente spunti di spessore, che si agitano senza pesare, senza bussare. E che scivolano, quasi senza farsene accorgere. Come certi virtuosismi, che producono folklore e, contemporaneamnete, infondono sostanza al repertorio. Ecco, il repertorio: si passa da "Il Domatore di Pulci", brano originale, a "Tristeza" di Haroldo Lobo, un autore legato al fortunato movimento della bossa nova, dagli standard americani a "Che Cosa Sono le Nuvole", un poema di Pasolini musicato da Domenico Modugno, dalla battistiana "Mi Ritorni in Mente" a "Samba da Benção" di un altro brasiliano, Vinícius de Moraes, da "Per Elisa" di Beethoven (ma l'interpretazione, in realtà, è uno scherzo riuscito, una riproduzione credibilissima di una registrazione su vinile alterata dal tempo) ad "Antonia", composizione di Antonio Zambrini. Un repertorio, peraltro, tradizionalmente chiuso da una dissacrante madley di brani a richiesta, intrecciati sul momento e di vastissima provenienza musicale: che è, del resto, un'attesissima appendice del programma. Valorizzato, per l'occasione, dalla presenza fugace, sul palco, di un guest con cui duettare, il sassofonista Francesco Bearzatti, friulano assorbito dalle vacanze ostunesi, già tra i protagonisti della manifestazione, al fianco di Gianluca Petrella, non troppi giorni prima. Classico e meno classico, quasi sacro e quasi profano: è tutto commestibile, è tutto lecito. E lo spettatore non rimane insensibile. Il buon umore, infine, fa il resto: trasformandosi in un certo carisma che lascia la maggior parte della moltitudine in rispettoso (e, di questi tempi, anacronistico e, perciò, pregiatissimo) silenzio. E raggiungendo il cuore della gente, senza mostrare fatica. Bollani è questo. E per questo ritornerà (lo fa, del resto, ciclicamente) in Puglia. Riempiendo automaticamente la piazza o il teatro. Degli affezionati che crescono, ma anche del suo talento, del suo fervore, del suo istinto picaresco. Che, poi, è il sigillo finale di una rassegna, il Locus Festival, tra le più convincenti dell'intera stagione estiva pugliese. Per nomi, cognomi e, talvolta, anche progetti. Malgrado qualcuno abbia già dissentito sul concetto: lo sappiamo per certo. E, allora, questa volta non ci resta che dissentire al dissenso. Scusateci, può capitare.

Stefano Bollani (voce e pianoforte). Guest Francesco Bearzatti (sassofono)
Locorotondo (BA), Piazza Convertini
Locus Festival '07

(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)