venerdì 28 novembre 2008

Antiphonae, di progetto in progetto

Semplice non significa banale. Sì, perché Sunday è un progetto semplice nella sua architettura e fresco nei suoi contenuti. Ma non per questo facile o superficiale. Sunday, anzi, è jazz armonico che si colora di venature moderne, allargandosi verso le sponde di stili diversi, paralleli e convergenti. Concetto che, da solo, sottintende un certo lavoro di fondo. Sunday è il progetto più giovane di Dino Plasmati, chitarrista materano che, talvolta, approda in Puglia. Come in occasione della seconda puntata stagionale di Antiphonae. Progetto non ancora espresso in prodotto discografico, ma già in fase di missaggio. «Però, quasi ci siamo – promette l’artista lucano-: per gennaio ce la facciamo, sicuramente». Sunday, tuttavia, è anche e soprattutto il lavoro di un gruppo, il Jazz Collective. Ovvero, Dino Plasmati a parte, Marco Sinno (tromba e flicorno), Franco Fossanova (contrabbasso in studio di registrazione, basso in versione live), Vito Plasmati (batteria) e Pasquale Mega (pianoforte). Vecchi amici con un’unica provenienza geografica tra i quali s’inserisce il flauto di un romano versatile come Nicola Stilo, guest di livello e di carisma. Il concerto, è ovvio, ripercorre fedelmente i passi del disco che verrà e che si fregerà dell’etichetta Ferlive. Concedendosi, peraltro, qualche parentesi: come “Wave”, di Jobim (e, con Stilo sul palco, non poteva mancare una finestra sulla bossa nova), “In a Sentimental Mood” di Duke Ellington e un tributo a Charlie Parker. Anzi, per essere più precisi, all’auditorium comunale di Locorotondo Pasquale Mega sfrutta l’occasione per ripresentare un brano di sua composizione (“Piazza Storallo”) riadattato per questo ensemble, ma già inserito in Coloriade, l’ultimo album a suo nome, e già eseguito sul palcoscenico della “sua” rassegna, proprio l’anno scorso. Da un progetto all’altro: sette giorni dopo Antiphonae consiglia il nuovo lavoro discografico di Marco Tamburini, uno dei trombettisti di maggior talento espressi negli ultimi anni dal jazz italiano e, soprattutto, uno dei musicisti più abituati alle incursioni sonore sul territorio pugliese. Tamburini, con Three Lower Colours, cerca di avvicinare il jazz all’elettronica, ma senza esagerare. E di incrociarlo al funky, ma senza disturbarlo o stravolgerlo. L’artista romagnolo, bolognese di residenza e di adozione, per la sala di registrazione e per la condivisione del palco sceglie due alleati rodati come Stefano Onorati, pianista livornese dotato di tocco e grazia, e il batterista Stefano Paolini, un altro romagnolo dal timbro convincente. «E’ un’idea, questa – confessa Tamburini – che vogliamo sfruttare e incentivare ancora. Un’idea che ho partorito da un po’ e che, credo, possegga una buona dose di originalità. In Puglia abbiamo già divulgato il progetto: prima a Manduria, questa estate e, recentemente, a Putignano, dove però il trio è stato confortato dalla presenza del quartetto d’archi dei Vertere, un quartetto peraltro totalmente pugliese. Cambiando la formazione, abbiamo dovuto ovviamente modificare gli arrangiamenti, ma Three Lower Colours conserva comunque una personalità propria. Ecco perchè, a breve, ho intenzione di affidare questo lavoro ad un big band. Per questo, perciò, ci stiamo attrezzando». Tamburini punta, come sempre, sulla qualità compositiva, sull’aspetto melodico. Senza dimenticare l’improvvisazione, alla base del progetto stesso, che raccoglie molti brani originali e anche qualche rivisatazione, tratta dal repertorio dei Radiohead e di Miles Davis, per esempio. Distribuendo un’ora e tre quarti di musica da ascoltare con attenzione. Particolare ancora assai caro all’associazione Antiphonae, che continua – nonostante un coinvolgimento popolare sempre inadeguato – ad assicurare una selezione di intuizioni che oltrevarcano e abbattono il concetto di live utile a consumare la serata, giustificare il costo del tagliando d’ingresso e niente più. Molto spesso, altrove, non accade. Anche se piovono copiosamente nomi, cognomi e blasone. Questo, però, la gente non lo sa. E, spesso, si rifiuta di saperlo. Preferendo perseguire il solco tracciato dalla pubblicità. E, quasi sempre, spendendo molto di più.

Jazz Collective (Dino Plasmati: chitarra; Pasquale Mega: pianoforte; Marco Sinno: tromba e flicorno; Franco Fossanova: basso; Vito Plasmati: batteria). Guest Nicola Stilo (flauto)
Locorotondo (BA), Auditorium Comunale
Antiphonae 2008
21.11.2008


Marco Tamburini Trio (Marco Tamburini: tromba; Stefano Onorati: pianoforte, tastiera ed elettronica; Stefano: batteria ed elettronica)
Locorotondo (BA), Auditorium Comunale
Antiphonae 2008
28.11.2008


(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)