lunedì 25 maggio 2009

Dischi - Ricordando Fats

Il jazz tradizionale è uno dei canali preferenziali di Fo(ur), l’etichetta indipendente barese che gravita attorno all’attività de Il Pentagramma, la scuola musicale ideata e gestita da Guido Di Leone. La riproposta di un repertorio diciamo pure datato, perciò, non va affatto considerata come un episodio isolato. Soprattutto se gli interpreti che inseguono certi aromi e certi umori degli spartiti afroamericani vivono ed operano in Puglia. O, più specificamente, in Terra di Bari, quadrilatero che garantisce sempre buone idee. O, comunque, fermento musicale: che si traduce in progettualità, esibizioni live e, dunque, registrazioni in studio. E, appunto, dal quel quadrilatero arrivano il contrabbasso gentile e la voce roca di Michele Zonno, artista di rara sensibilità che, in pubblico, appare poco (meglio: meno di altri) e che, generalmente, si divide tra il dixie, i tributi ai grandi padri del jazz e il tango, che sicuramente non è un amore di scorta. Voce roca, dicevamo: volutamente impostata per braccare le asprezze esotiche di Armstrong. Come in un gioco, un gioco rispettoso. Perché, probabilmente, sono proprio il rispetto e la voglia di leggerezza a disegnare le coordinate di Don’t Misbehave, l’album che lo stesso Zonno, il trombettista Mino Lacirignola, Peppino Mitolo (al piano) e il chitarrista Umberto Viggiano hanno confezionato nello scorso mese di marzo (e, peraltro, già presentato ufficialmente nel capoluogo) con il robusto contributo di due ospiti perfettamente calatisi nella filosofia del disco (Paola Arnesano, alla voce, e Beppe Brizzi alle spazzole).
Don’t Misbehave, cioè “non comportarsi male”, ovvero un tributo alla figura del vocalist, del pianista e dell’organista (il primo, nella storia del jazz) Thomas Waller, scomparso negli anni quaranta, oppure una collezione di sedici tracce ben arrangiate che ripercorrono alcune tappe della carriera musicale e compositiva di Fats (“Ain’t Misbehavin’”, “I’ve Got a Feeling I’m Falling”, “Lookin’ Good But Feelin’ Bad”, “Black and Blue”, I’m Crazy Bout My Baby”, “Squeeze Me” e “Honeysuckle Rose”), alle quali si accodano brani di gusto e delicatezza come “Sweet Sue, Just You”, “I’m Gonna Sit Right Down and Write Myself a Letter”, “Dinah”, “Rockin’ Chair”, “Back Jumpin’”, “Sweet and Slow”, “Two Slepy People”, “I Can’t Give You Anything But Love” e “The Sheik of Araby”. «Fats – come sottolinea nelle note di copertina il leder del quartetto Michele Zonno – scrisse centinaia di “songs” per le commedie musicali che, all’epoca, venivano rappresentate ad Harlem. Persona simpaticissima, sempre ben disposta verso gli altri, a cui trasmetteva con entusiasmo il suo proverbiale buon umore, fu tra i primi a far suonare insieme bianchi e neri nelle sue formazioni». Diventando, così, personaggio non solo versatile e suggestivo, ma anche di indubbio carisma: un dettaglio che giustifica (anzi, consiglia) un omaggio discografico sentito, completamente realizzato all’interno degli studi de Il Pentagramma e dedicato all’Agebeo e agli Amici di Vincenzo, onlus che si occupa del sostegno pratico e psicologico ai familiari di quei bambini colpiti dalla leucemia.

Don’t Misbehave
Michele Zonno (voce e contrabbasso), Peppino Mitolo (pianoforte), Mino Lacirignola (tromba), Umberto Viggiano (chitarra). Guest Paola Arnesano (voce) e Beppe Brizzi (spazzole)
Fo(u)r, marzo 2009

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)