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domenica 13 luglio 2008

Il segreto dei Folkabbestia

La solita storia. Di quasi lucida follia, di allegra gioventù stagionata, di mordente ironia, di becera ispirazione, di gaia circumnavigazione della musica, di misturazione spensierata, di arrangiamenti effervescenti. La solita storia dei Folkabbestia, un gruppo emergente che, nel tempo, è emerso. E che galleggia senza affanni, ovunque si trovi. Per la felicità dei fans che, attorno al palco, cantano, ballano, saltano. Senza sosta. E che ripetono versi e citazioni: quelle più graffianti e quelle simil-demenziali. Che pure possiedono la loro anima, la loro profondità, il loro senso. La solita storia. La storia di una realtà musicale profondamente pugliese: nella carta d’identità e nell’animo. La storia di un gruppo ormai (o da tempo?) di culto. Non solo dalla parti del quartiere Libertà, nella Bari in cui la band è nata e si è consolidata. Ma anche nel profondo Salento, turisticamente sempre più maturo. Davanti alla spiaggia di Lido San Giovanni, dove Gallipoli finisce e dove c’è un parco (Parco Gondar) che ospita una delle tappe del tour di presentazione dell’ultimo disco della colorita brigata. Disco che si chiama «Il segreto della Felicità» e che circola dal trenta maggio ultimo scorso. Tra cantautorato e pop, tra rock e folk. Tra sberleffi e pensieri preoccupati. E chissà cos’altro. Con la leggerezza di sempre, ci mancherebbe.
Diciamo, allora, che la storia dei Folkabbestia continua. Continua sicura. Perché continua a non prendersi troppo sul serio, forse. Oppure, perché la miscela è quella giusta: note di impatto immediato, nessuno schema predefinito, tanto ritmo e una buona dose di coscienza critica. Quella che ci spinge a incazzarci ancora, ma senza farcelo pesare troppo. Intanto, perché le note sfrecciano. E poi perché i Folkabbestia non offrono la sensazione di voler dimostrare nulla. Né inventare niente. Rimanendo, per questo, prigionieri solo del proprio temperamento e del loro istinto di menstrelli un poì bislacchi, di cantastorie dei giorni nostri ancora capaci di distribuire tra le righe qualche mesaggio. Guadagnando, dunque, in salute. E, anzi, ricevendo copioso riscontro. Praticamente in ogni situazione dal vivo. Come, appunto, quella di Gallipoli, cominciata mezz’ora dopo la mezzanotte. Tardi, molto tardi. Ma ancora presto per il popolo che, di notte, vuole vivere intensamente.
«Non su un’isola deserta. Il segreto della felicità è tra di voi», chiosa Lorenzo Mannarini, il capobanda. Può darsi. Poi sfilano le nuove composizioni, che seguono – due anni dopo – «Breve Saggio sulla Canzone Italiana», un album di cover, e «Perche», lavoro finalizzato nel 2005. Nel sestetto pesa l’assenza di Fabio Losito, motore dinamico della formazione e violinista frenetico. Con i due componenti storici (Francesco Fiore al basso e Nicola Di Liso alla batteria) ci sono però la fisarmonica del cegliese Pietro Santoro, la chitarra elettrica di Simone Martorana e la tromba di Giorgio Distante, nomade cistranese che spazia senza pentimenti dalla popolare (con il nuovo Canzoniere Grecanico Salentino, ad esempio) al jazz, dalla world music all’elettronica. Lo spirito, tuttavia, è quello di sempre. Quello della performance lombarda entrata nel guinness dei primati (trenta ore sul palco a suonare lo stesso pezzo, “Styla Lollomanna”, senza interruzioni: roba di qualche tempo addietro) o di qualsiasi altra esibizione live: dove, peraltro, non possono difettare passaggi storici del percorso musicale dei Folkabbestia quali “Il Sabato del Villaggio”, “Andersen”, “Breve Saggio Filosofico”, “Tammurriata a Mare Nero”, “Fuga in Fa” e “Potere alla Poesia”. E dove è impossibile rinunciare alle note (di nuovo attuali?) di “Alla Manifestazione” e di “Rovo d’Amore” («sull’amore bisogna dire la verità, come nel telegiornale»), al blues pugliese di “Cicce Paule ‘U Capone”, alla pizzicca rockettara di “Risveglio dall’Incanto”, oppure a “Il Sogno di Mady”, “Le Vie del Folk”, “Una Serenata Sotto la Luna”, alla gucciniana “L’Avvelenata” e, ovviamente, alla richiestissima (e acclamatissima) “U Frikkettone”. Un po’ un inno, un po’ il marchio di fabbrica. Cioè il passato, il presente e il futuro dei Folkabbestia: un po’ strafottenti, un po’ rustici, un po’ brillanti. Ma sempre molto veraci.

Folkabbestia (Lorenzo Mannarini: voce e chitarra; Simone Mmartorana: chitarra elettrica; Pietro Santoro: fisarmonica; Francesco Fiore: basso; Giorgio Distante: tromba; Nicola Di Liso: batteria)
Gallipoli (LE), Parco Gondar

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)

lunedì 14 febbraio 2005

Dischi - Perche (Folkabbestia)

I Folkabbestia ci riprovano. Con l’ironia di sempre e con quella capacità di miscelare il proprio patrimonio musicale - che nasce nella quotidianità degli eventi - con le sonorità folk e quelle più moderne che si avvicinano al rock d’autore. Passando, magari, per quelle esperienze maturate negli ultimi tempi, che hanno portato la band barese ad oltrevarcare i confini regionali (i tempi de "U Fricchettone", irriverente e fortunatissima salsa appulo-irlandese, sono sorpassati, anche se niente affatto rimossi) e ad esibirsi – sempre più frequentemente – nel resto dell’Italia e anche all’estero (soprattutto in Germania, ultimamente). E, perchè no, passando per quell’impresa di resistenza fisica costituita dalla maratona musicale (un’esecuzione si è protratta per trenta ore) effettuata nel novembre del duemilatre all’interno dell’Auditorium Demetrios Stratos di Radio Popolare a Milano e già assorbita dalla sacralità dei registri del Guinness (il primato è mondiale).
Da febbraio, è questa la novità, il mercato discografico nazionale propone l’ultima disco del gruppo pugliese (Lorenzo Manarini: voce e chitarra; Nicola De Liso: batteria; Francesco Fiore: basso; Fabio Losito: violino; Pietro Santoro: fisarmonica): il cd, presentato ufficialmente nello spazio che la Feltrinelli di Bari mensilmente destina ai live e ai vernissage, si chiama Perche (proprio così, senza accento), è prodotto dalla milanese UPR Folkrock ed è distribuito da Edel.
«Perche – 44 Date in Fila per Tre con il Resto di Due», che si avvale della produzione artistica di Alessandro Finax – componente dei Bandabardò - e di diciannove tracce, è in realtà una rivisitazione dal vivo del percorso tracciato sin qui dai Folkabbestia: infatti, a parte due brani inediti incisi in studio ("Perche", che offre il titolo all’album, e "Un Altro Giorno") e tre cover ("Cicce Pè", "Tambureddu" e il celebre "Vulesse Addeventare nu Brigante", canto tradizionale lucano), gli altri pezzi del mosaico costituiscono una selezione effettuata negli oltre cinquecento concerti consumati sin qui.
Gli arrangiamenti, tuttavia, sono stati curati in studio. Così come è volutamente curata la riscoperta della canzone d’autore italiana, opportunamente rivisitata: "Tambureddu", per esempio, è un brano reso celebre da Domenico Modugno, uno di quegli autori verso cui i Folkabbestia non hanno mai nascosto di ispirarsi. Un brano che, però, non condiziona il binario imboccato da tempo dall’ensemble pugliese: per la quale i temi sociali più scottanti restano fonte artistica inesauribile.

Perche (UPR Folkrock, 2005)

Folkabbestia (Lorenzo Manarini: voce e chitarra; Nicola De Liso: batteria; Francesco Fiore: basso; Fabio Losito: violino; Pietro Santoro: fisarmonica)

(pubblicato dal mensile "Pigreco")