sabato 31 luglio 2010

Locomotive, il festival che nasce tra i binari


Il Locomotive Festival nasce al tramonto e si esaurisce a notte inoltrata. E, almeno una volta, non si ferma neppure. Perché le note salutano anche l’alba che spunta, a ridosso della basilica di San Mauro, che sorveglia il borgo di Gallipoli e la sua baia. E’ una delle storie che solcano il percorso di una rassegna giovane, ma già radicata nel territorio che la ospita (il Salento) e nei gusti degli appassionati del jazz. E, magari, anche a quelli del jazz un po’ più moderno. Un po’ più estremo, verebbe da dire. Cinque anni di festival, del resto, non sono tanti. Eppure, sono già abbastanza: considerati i problemi sparsi sulla strada dell’organizzazione, le crescenti difficoltà economiche in cui versano i privati e anche gli enti pubblici e il calo di sensibilità di certe amministrazioni locali. Ostacoli oggettivi che, talvolta, colpiscono duro, facendo abbassare la saracinesca. E che, altre volte, consigliano scorciatoie meglio praticabili (un cartellone ridotto o meno pregiato). Oppure operazioni di sinergica sopravvivenza: come la delocalizzazione e l’apertura della manifestazione ad un’area comprensoriale più vasta.
Ecco, a Sogliano Cavour (che è poi la patria e il cuore pulsante, da sempre, del Locomotive) è accaduto proprio questo. Raffaele Casarano, musicista rampante e ideologo dell’iniziativa, e i suoi compagni di avventura hanno intuito la convenienza del concetto di delocalizzazione. Approdando, massicciamente, al di fuori dei confini comunali: come già accennato, sulle alture di Sannicola, ma anche nell’alto Salento di Cellino San Marco, nella marina di Salve, in agro di Cutrofiano (in questo caso, però, si tratta di una conferma: la Masseria L'Astore aveva già ospitato alcuni capitoli delle precedenti edizioni) e persino sulla linea ferrata che unisce Bari a Lecce, gestita dalle Ferrovie del Sud Est. Lasciando, peraltro, a Sogliano due serate piene. Ma il risultato si è rivelato, ancora una volta, soddisfacente, malgrado certi timori e l’indebolimento ineluttabile della proposta (accade, quando la volontà si scontra con la realtà dei costi). Una proposta che, tuttavia, si è articolata in quattordici differenti situazioni dal vivo, in un night party coordinato da Max Baccano, Alessio Bertallot e Radio Deejay, in una rappresentazione teatrale (Iancu, produzione Koreja, con Fabrizio Saccomanno), in un fashion show curato da Federico Primiceri e, infine, in un happening di pittura (la personale di Francesco Cuna).
Il più insolito dei quattordici live, tuttavia, è proprio il primo, quello del ventiquattro luglio. Insolito, perché itinerante. Scorre sui binari di un treno e parte da Bari. Destinazione finale, Lecce. La musica dei Jazz Moments di Mino Lacirignola e dei Bandita attraversa il sudest barese e la Valle d’Itria. A Locorotondo, Martina, Manduria e Nardò, poi, le due formazioni scendono e improvvisano il proprio repertorio, in stazione. Quando, cioè, la sosta aggrega. Il giorno dopo, invece, il sassofono di Javier Girotto e il bandoneon del foggiano Gianni Iorio si incontrano sùbito dopo il live per piano solo di Roberto Cipelli, mentre il 27 luglio Raffaele Casarano (al Feelgood di Cellino) presenta il suo ultimo lavoro, Argento, di cui abbiamo parlato recentemente, proprio su queste colonne. Ancora note dal vivo al Kaibo di Marina di Salve (29 luglio): in riva allo Jonio si esibiscono il Gemma Live Project, il quartetto di Francesco Pennetta e Roberto Cecchetto.
Il giorno seguente, poi, ecco l’incontro tra il sassofonista Francesco Bearzatti e il trio di Giampaolo Laurentaci (al contrabbasso), accompagnato dal romeno George Dimitriu e dall’indonesiano Elfa Zuhlam. Il concerto nasce nel buio di prove mai consumate (Bearzatti sbarca in Salento al pomeriggio, a ridosso dell’esibizione), ma cresce per la perizia dei protagonisti. A seguire, il segmento probabilmente più godibile della manifestazione. E, sicuramente, il più ironico. Gianluigi Trovesi (ai fiati) e Gianni Coscia (organetto) si divertono ad autocelebrarsi e a ironizzare sui propri spartiti che toccano le disparate strade stilistiche disseminate nell’universo del jazz. Chiude la serata, invece, il gruppo che ha accompagnato sino al ritiro dalle scene Nicola Arigliano, a cui la quinta edizione del Locomotive Festival è stata dedicato. Ovviamente, senza il crooner di Squinzano è tutta un’altra storia: anche per questo, va detto per inciso, il live non decolla e non appaga. Come non convincono quegli inediti presentati dal quartetto: in sostanza, un progetto da rivedere e correggere. L’elenco degli ospiti si ferma con il concerto-degustazione della Brown Sugar Blues Band (alla Masseria L’Astore di Cutrofiano) e con l’atto conclusivo del quartetto di Luca Aquino, trombettista beneventano insignito del Top Jazz 2009 (Lunaria, fatica discografica uscita proprio l’anno scorso, è un disco sufficientemente elettrico, che si inserisce nel filone del jazz moderno). Niente male per una rassegna che si sta abituando a combattere con le problematiche della quotidianità. Che, peraltro, non piegano l’organizzazione, né il concetto di totale gratuità delle varie proposte. Un dettaglio di cui vantarsi.


Locomotive Jazz Festival 2010
Sogliano Cavour (LE), Cutrofiano (LE), Marina di Salve (LE), Cellino San Marco (BR), Sannicola di Lecce (LE), 24.07.2010 – 31.07.2010