lunedì 12 luglio 2010

L'argento vivo di Casarano


Raffaele Casarano, tra le altre, possiede l’abilità di comporre. Cioè, di comporre spesso. Sempre più spesso. La sua produzione, nel tempo, si è fatta decisamente copiosa. A ventinove anni, festeggia già il terzo disco realizzato a proprio nome. Un nome già abbastanza ricorrente anche lontano dal suo Salento: per il proprio evidente talento e, perche no, anche per l’ormai collaudata partnership con l’ amico e maestro Paolo Fresu, uno dei musicisti più ricercati del momento in ambito jazzistico e, sicuramente, uno dei più richiesti dal mercato discografico e dai festival di tutta Italia e di gran parte d’Europa. Partnership, è giusto rammentarlo, gravida di occasioni importanti, come due dischi (Legend e Replay, i primi due) e la conduzione del Locomotive Festival di Sogliano Cavour, rassegna creata proprio da Casarano nella sua città (che, a proposito, tornerà proprio nella seconda metà del mese di luglio).
L’antica intesa, anzi, si fa sempre più salda: e lo dimostra proprio il terzo album del sassofonista salentino. Che per la cronaca, si chiama Argento e che è stato appena prodotto proprio da Fresu. Diventando, per la precisione, il lavoro che apre la collana dell’etichetta Tuk Music, ora ufficialmente sul mercato. «Sinceramente – rivela Raffaele Casarano – dubitavo che Paolo Fresu potesse essere profondamente interessato a questo progetto. Un progetto un po’ particolare, ricco di sonorità elettroniche, lontano da certi arrangiamenti più tradizionali. Invece, gli ho mandato il demo e gli è piaciuto. E, infine, ha deciso di metterci sopra il nuovo marchio». Sorpreso, dunque: ma felice. E orgoglioso di queste undici tracce (tutte firmate da lui) dagli accenti forti e dal vigore diffuso, in cui l’apporto dell’elettronica è assolutamente decisivo e anche le percussioni incidono abbastanza.
La prima dal vivo di Argento, uscito proprio in questi giorni (i tempi, in realtà, hanno sofferto uno slittamento, comunque complessivamente accettabile), si consuma a Cisternino, nel quadro di Itria Jazz, la (nuova) manifestazione estiva ideata e coordinata da Mino Lacirignola, trombettista fasanese ormai emigrato in Valle d’Itria da qualche anno. L’impatto sonoro è possente, talvolta ruvido, tuttavia ammorbidito dalle tonalità calde dei sassofoni del leader e dalla chitarra flamenca di Checco Leo (aprezzato l’assolo che non è parte integrante del cd, ma che in realtà sostituisce quello elettronico, improponibile nella cornice di piazza Vittorio Emanuele). Le fondamenta sono jazzistiche, ma gli arrangiamenti e le evoluzioni di ciascun brano le stravolgono. L’impronta è profondamente rockeggiante. Il ruolo di Marco Rollo, alle programmazioni, è irrinunciabile e incessante. Il percorso di Raffaele Casarano, del resto, accarezza già da un po’ timbri aggressivi: e Argento, semmai, estremizza certe tendenze degli ultimi tempi. Confermando, intanto, la personalità, la curiosità e le idee del suo autore, in costante maturazione artistica.
Il disco, sia chiaro, non segue la traccia di Replay, il titolo che lo precede cronologicamente. E’ un’altra cosa, punto. La novità, invece, alberga nella formazione. Questa volta non ci sono i Locomotive, il gruppo che storicamente accompagnava Casarano (il pianista Ettore Carucci e il batterista Alessandro Napolitano, però, intervengono rispettivamente in tre e quattro tracce dell’album). La band è totalmente made in Salento: Marco Bardoscia, al basso elettrico e al contrabbasso, è il filo rosso che collega Legend e Replay ad Argento (oltre tutto, si accolla l’ arrangiamento per archi di “Via dei Corbezzoli”). Alla chitarra elettrica c’è Salvatore Cafiero, alla tastiera il giovanissimo William Greco, alle percussioni Alessandro Monteduro. Il disco, comunque, si avvale di altre collaborazioni: quella di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro (suo il solo di chitarra in “Trilogy”), di Valerio “Combass” Bruno, della vocalist Carla Casarano, dei Vertere String Quartet e di Daniele Di Bonaventura (il suo bandoneón è presente in quattro pezzi). Simone Borgia, infine, cura gli arrangiamenti per archi in “Trilogy” e “Binario X”, cioè il brano che apre Argento, titolo dalle origini misteriose. «Perché Argento? Non lo so – spiega Casarano -, Paolo Fresu ha scelto così». E Argento sia, allora.

Raffaele Casarano (sax alto e sax soprano), William Greco (tastiera), Checco Leo (chitarra acustica), Salvatore Cafiero (chitarra elettrica), Marco Bardoscia (basso elettrico e contrabbasso), Alessandro Monteduro (percussioni) & Marco Rollo (programmazioni) in “Argento”
Cisternino (BR), piazza Vittorio Emanuele
Itria Jazz 2010