sabato 11 luglio 2009

Dischi - Replay, il ritorno di Casarano & Locomotive

Spesso ritornano. Rafforzando o ampliando il proprio cammino artistico. Attualizzandolo, se è il caso. Ritornano in sala di incisione, che è poi la naturale trascrizione dell’impegno quotidiano, del disegno musicale cullato nel tempo e forgiato dagli incontri, dalle contaminazioni, dai confronti, dai festival e dalle trasferte europee. Che, ovviamente, non accolgono chiunque. Ma solo chi, oltre confine, possiede qualcosa da dire. O da offrire. Spesso ritornano. Molti, tanti. Ma non tutti. E un nuovo disco, allora, si collega al primo. Diventando la prosecuzione di un percorso. Ma non sempre, davanti al fonico e al mixer, in uno studio di registrazione, la line up torna intatta. Così com’era la volta precedente, cioè. «E, invece, questo è il nostro caso. In questo lavoro, il secondo a mio nome, ci siamo sempre noi. Noi, il gruppo storico: che resiste da sei anni. E che, tempo addietro, portò alla creazione di Legend», il disco di debutto. Con me, ci sono ancora Marco Bardoscia al contrabbasso, Alessandro Napolitano alla batteria, Ettore Carucci al piano. E, soprattutto, Paolo Fresu, un’icona del nostro jazz. Ma anche un amico e un guest di pregio. Che, ai Locomotive, si è evidentemente abituato. Tanto da bissare l’esperienza. Una persona, oltre tutto, che ammiro: per come vive il concetto di musica e per l’abilità di non ripetersi mai. Al di là di tutto, però, questo è un gruppo ormai collaudato. Anzi, un gruppo che si è solidificato. Dentro, c’è sintonia, complicità. E non ho problemi ad affermare che, adesso, suoniamo anche meglio, assieme».
Raffaele Casarano, ventott’anni ben spesi, da Sogliano Cavour, nel cuore del Salento, è un sassofonista ambizioso. Nel senso migliore del termine. Uno di quelli che cerca di valicare – se ce ne sono ancora – nuove frontiere. Che prova a ridiscutersi. Che allarga gli orizzonti, puntualmente. Che tenta di capire cos’altro si muove oltre la palestra delle proprie idee e della propria musica. Che si sforza di captare nuovi linguaggi musicali. Che viaggia attraverso le note e gli spartiti con l’entusiasmo dei primissimi giorni e con la la prospettiva di saperne di più. Raffaele è un sassofonista ambizioso che si sta ritagliando spazi sempre più larghi, nel territorio immenso del jazz italiano. Del jazz attento alla realtà che gli si struscia addosso. Un artista giovane, dalla mentalità aperta. Che guarda alla professione imponendosi degli obiettivi. E accarezzando una progettualità che scavalca la logica della semplice quotidianità. Il Locomotive Jazz Festival, ad esempio, è una sua intuizione. Da gestire e proteggere, nella sua città. Soprattutto adesso: «Anche quest’anno la rassegna si terrà, per il quarto anno consecutivo: malgrado i contributi siano stati letteralmente segati. Ma troveremo ugualmente il modo di esserci, nella prima settimana di agosto: costi quel che costi. Rimango fiducioso. E poi il cartellone è definito da tempo. Ci sono, tra gli altri, il gruppo di Mirko Signorile, l’Orchestra Jazz del Conservatorio di Lecce, la Banda Musicale di Berchidda, lo stesso Paolo Fresu, il Soweto Kinch Quintet, Achille Succi, Luca Aquino e la Locomotive Percussion Orchestra».
Il nuovo album, appena prodotto e commercializzato dalla Universal, si chiama invece Replay. Un manifesto programmatico, quasi. Dieci tracce, di cui sette originali. I tre standard sono “Skylark” (Carmichael-Mercer), “This is New” (Gershwin-Weill) e “Besame Mucho” di Consuelo Velázquez, che Raffaele Casarano ha tuttavia riarrangiato. Cinquantasette minuti complessivi, condivisi anche con Wiliam Greco (pianoforte), Alberto Parmegiani (chitarra), la giovanissima Carla Casarano (voce), il percussionista Alessandro Monteduro, le altre voci di Dario Muci e Maria Mazzotta e, infine, l’arpa della miggianese Angela Cosi, che assicurano incursioni qua e là. «E’ un lavoro corale – garantisce il leader del progetto -. Un lavoro che punta molto sui colori. E che ritengo, sotto diversi aspetti, più maturo e completo di Legend. Ci siamo impegnati molto, ma anche divertiti. E poi c’è sempre spazio per l’improvvisazione, lo stimolo migliore per qualsiasi jazzista».
Improvisazone, certo. E, qualcuno, suggerisce anche contaminazione. «In realtà – rivela Raffaele Casarano – c’è solo un pezzo, tra i dieci di Replay, che può lasciar pensare a qualcosa del genere. Mi riferisco a “Replay in Salento”, spartito al quale sono particolarmente legato. E’ un atto di affetto alla mia terra, il Salento, e alla radice fortemente tradizionale della sua musica. Diciamo pure che, in quegli otto minuti e quaranta secondi, confluiscono il jazz e la pizzica, che restano pur sempre due mondi differenti. Direi, anzi, paralleli. Perché, allora? E perché no? Alla base dell’uno e dell'altra c’è la passione. E poi c’è questa formazione: di estrazione jazzistica, ma che opera essenzialmente nel Salento e, più in generale, in Puglia. Non solo: questa traccia è introdotta dalle voci dei miei nonni, che rendono più personale la composizione».


Replay (Universal, 2009)

Raffaele Casarano (sassofoni ed elettronica), Ettore Carucci (piano e fender rhodes), Marco Bardoscia (contrabbasso ed elettronica), & Alessandro Napolitano (batteria). Guest Paolo Fresu (tromba ed elettronica), Wiliam Greco (pianoforte), Alberto Parmegiani (chitarra), Carla Casarano (voce), Dario Muci (voce), Maria Mazzotta (voce), Alessandro Monteduro (percussioni) e Angela Cosi (arpa)

(pubblicato dal sito www.legnepiene.com)