domenica 26 luglio 2009

Joana, fadista di impronta antica

Tra il concetto di contaminazione e l’allargamento della prospettiva della world music, che sviluppano gli orizzonti e confondono le tracce, Joana Amendoeira è il nuovo che avanza, ma senza scavalcare. Joana Amendoeira è giovane e già ben inserita nella realtà del suo paese, il Portogallo. Ma il suo fado è l’ideale continuazione di quel vecchio percorso tracciato da Amália Rodrigues (ma non solo da Amália Rodrigues, sia chiaro) e battuto da Maria da Fé, Beatriz Da Conceição, Anabela, Dulce Pontes o Margarida Bessa. Il fado di Joana Amendoeira, cioè, è il nuovo vecchio fado. Non quello che prova ad arruffianarsi la simpatia di un pubblico più eterogeneo e anche più giovane, dentro e soprattutto al di fuori dell’universo lusitano. Non proprio quello ipotizzato, ad inizio di carriera, dalla meravigliosa Teresa Salgueiro, con i Madredeus. Ma quello più vicino all’anima popolare di Alfama, il quartiere di Lisbona dove il fado è nato. E cresciuto. E dove ancora vive, seminascosto alle ondate di turisti. Oppure quello che resiste in certi angoli della Lapa.
Il fado di Joana è quello tradizionale. E’ quello classico. Quello speziato dagli aromi di una terra unica, affiscinante. E di una città, Lisbona, attorno alla quale il fado si tempera e prende sostanza. Una città che non è la sua: perché Joana arriva dall’interno, cioè da Santarém, caposaldo della Reconquista portoghese. Lisbona che, appunto, nel fado si muove con pieno diritto di cittadinanza, senza uscirne mai. Il fado di Joana è il rispetto pieno del passato. Anche se, delle fadiste di un tempo, non possiede la teatralità marcata. Questa ragazza (ventisette anni a settembre) possiede però molta naturalezza. Unita all’ammirazione sincera per la musica che interpreta: «Questa è un’espressione artistica fortemente portoghese. Il fado canta la vita e le storie della vita. E aiuta la gente a ricordare le storie della propria vita».
Non è alta, Joana. Ma occupa il palcoscenico ugualmente. I musicisti al seguito si armano della sobrietà che il fado pretende. Pedro Amendoeira, che della cantora è anche fratello, imbraccia la chitarra portoghese e firma pure un brano in scaletta: perché inseguire la tradizione non significa precludersi la possibilità di creare nuove composizioni. Pedro Pinhal è il padrone della chitarra acustica, Paulo Paz supporta con il basso acustico. Il primo passo è un ricordo doveroso di Amália Rodrigues: e, dunque, l’esecuzione di uno dei suoi successi, “Estranha Forma de Vida”. E un omaggio al passato sono anche “Madrugada de Alfama”, “Aquela Rua”, “Se Eu Adivinhasse o Que Senti”, “Naufrágio”, “Barco Negro”, “O Fado de Outrora”. “Sopra o Vento” è, invece, la musicalizzazione di una composizione di Fernando Pessoa, così come “Viana” è il tributo all’omonima città del Minho, nel nord del Portogallo. La produzione più recente si sintetizza in tre canzoni, una delle quali è la delicata “Lisboa, Amor e Saudade”, titolo un po’ scontato che perrò accorre a rinsaldare il rapporto con la tradizione. Tradizione a cui - va detto per inciso - l’Adriatic International Festival, contenitore intelligente di musiche attinte da diverse culture, del quale il live è parte integrante (anzi, è l’appuntamento che chiude il ciclo di quattro incontri, smistato in altrettante location della provincia di Brindisi), si ispira dichiaratamente. Come i precedenti incontri con la musica irlandese dei Kila (alla Selva di Fasano), la banda di cornamuse palestinesi Guirab (a Brindisi) e il klezmer degli Amsterdam (a Sandonaci) si sono permessi di sottolineare.
«Non parlo bene la vostra lingua»: Joana si schermisce. Ma il linguaggio del fado è assolutamente diretto. Universale, a dispetto del Paese da cui proviene: nostalgico, appartato e, da sempre, abbastanza impermeabile agli impulsi che arrivano dall’esterno. La voce di Santarém, anzi, si fa intendere. E, alla fine, sorprende la platea salutandola con un brano in più che discreto italiano, “Canzone Per Te” di Sergio Endrigo, che l’autore istriano condusse a Sanremo sul finire degli anni sessanta, al fianco di un brasiliano, il giovane Roberto Carlos. Tempi andati, certo. E che ritornano, magari solo per un attimo. Tra le contaminazioni che si incrociano, certe volte, può accadere.

Joana Amendoeira (voce), Pedro Pinhal (chitarra acustica), Pedro Amendoeira (chitarra portoghese), Paulo Paz (basso acustico)
Cisternino (BR), piazza Vittorio Emanuele
Adriatic International Festival 2009

(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)