domenica 5 luglio 2009

La notte è veloce

La notte è lunga. Ma, talvolta, sa passare leggera, veloce. Soprattutto se la notte è bianca. Bianca di suoni, di gente, di reading e teatranti, di fervore. Che è poi il fervore dell’abbandonarsi al percorso delle postazioni. Il percorso che ogni Notte Bianca si impone o che ognuno si costruisce idealmente, seguendo il proprio istinto, i propri gusti. Oppure i sentieri del caso. Arriva gente, a Lecce. Tanta gente. Da tutto il Salento. Che si confonde con quella residente. Il centro storico pulsa. Più del solito. La Notte Bianca è una notte serena, strappata alle cattive evoluzioni atmosferiche. Una notte per ciascuna preferenza, come pretende la tradizione. Dal jazz alla pizzica, dai monologhi alla canzone d’autore, dal blues alle gallerie di pittura, dalla mostre fotografiche agli spazi per le selezioni dei dj. Una notte da passare assieme. Tra gli stand e le proposte di uno spettacolo autenticamente popolare. Una notte buona per zigzagare per i bar, dribblando i crocchi, incrociando le fantasie del barocco. Una notte per tutti. Una notte che, appunto, passa leggera. E veloce.
Impossibile godere di tutto. Spesso, si vive di ritagli, di assaggi, conquistati qua e là. Ma va bene ugualmente: questa gente curiosa che sciama vuole sapere di tutto e di tutti. Le situazioni musicali, peraltro, non si protaggono tanto. Quaranta minuti l’una. Quarantacinque, al massimo. La programmazione è complessivamente discreta. Nessun nome di prestigio (non si può, il budget a disposizione del comitato organizzatore è limitato: non ci meravigliamo, il duemilanove è anche questo, malgrado la rincorsa istituzionale all’ottimismo), ma tanti artisti chiamati ad esibirsi (meglio: a cooperare). Con una prerogativa: sono essenzialmente locali. Salentini. E, forse, è giusto così. Questa Notte Bianca è una notte salentina. Tipicamente salentina. Non mancano, però, delle felici intuizioni. Come quella di creare, dentro la Notte Bianca, una Notte Rosa. E sì, perché la location allestita davanti alla Chiesa Greca è espressamente dedicata all’universo femminile. Dove ci piace segnalare la performance della raffinata e niente affatto convenzionale Agnese Manganaro, accompagnata dalla chitarra di Marcello Zappatore. Agnese prova un paio di cover (una, ad esempio, è "Leãozinho", di Caetano Veloso), ma ci mette molto di suo, presentando a chi non lo conosce Mille Petali, il suo cd (vendutissimo ai piedi del palco) che parla di una quotidianità dolce e di sentimenti, senza essere però stucchevole o scontato. La vocalist è bella, intrisa del proprio fascino, ma è soprattutto elegante. La voce, spesso, è un filo sottile, ma che si insinua, che penetra. I testi sanno essere ricercati, pur possedendo una freschezza di fondo. L’accompagnamento di Zappatore, infine, non è invasivo, ma completa un live che la Manganaro interpreta in cinque lingue, giapponese compreso (del resto, Mille Petali circola anche sulle rive del Pacifico, oltre che in Italia).
Prima di Agnese Manganaro, invece, si presenta Eneri, cioè Irene Bello, giovane e sicura, pianista che ama anche la chitarra, autrice di versi di sufficiente profondità: la sua ricetta è un cantautorato giovane, ma ben strutturato, dalle tonalità cangianti. Dopo, invece, ecco il quartetto vocale Vuaolè (Irene Scardia, Carolina Bubbico, Antonella Mucelli, Grazia Sibilla), che comincia parafrasando il percorso artistico delle Faraualla, ma che poi devia decisamente sul terreno del pop internazionale. Voci agili, ben assortite. Come assortito (e, quindi, vasto) è il perimetro entro cui si allarga il repertorio: che, così, trascina tutti i benefici - e anche i limiti - del caso. E, infine, anche tanto temperamento interpretativo, contraddistinto da frequenti scambi di ruoli e postazioni che forse tolgono qualcosa, sotto il profilo puramente formale. Elementi, questi, che – tuttavia – creano audience. Overo, un dettaglio a cui una Notte Bianca deve decisamente puntare. E, sempre a proposito di voci al femminile, non merita di passare inosservata l’operazione di aggiornamento (negli arrangiamenti, evidentemente) della musica popolare salentina voluta dalla giovanissima Alessia Tondo, da Emanuela Gabrieli e da Carla Petrachi (accompagnate al basso da Marco Bardoscia). Triace è un progetto ormai avviato da un po’, ma la formazione invitata per l’occasione è, in realtà, la versione ridotta dell’originale. Opzione che, nello specifico, sottrae qualcosa.. Ma abbiamo già detto del clima di austerity piovuto pure sulla Notte Bianca leccese. Un ingranaggio che, comunque, gira ugualmente. Sino a tardi. Quando la gente che continua a sciamare non si arrende all’evidenza dell’alba. Indugiando per vicoli, piazze e corti. Lì, dove la kermesse si consuma sul tappeto di bottiglie vuote. La Notte è andata: bianca, chiassosa, veloce.

Notte Bianca 2009
Lecce, centro storico (varie location)

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)