venerdì 22 giugno 2007

Dischi - Introspezione di un Viaggio (Pace Quartet)

Un disco, soprattutto a proprio nome, è ancora un biglietto da visita, un argomento di presentazione. Malgrado l’offerta alimentatasi senza controlli, ovunque, in qualsiasi ambiente musicale. Ma un disco è anche un testimone: dell’impegno, della confidenza con gli spartiti, di un concetto artistico, delle emozioni di chi compone e interpetra. Il primo lavoro, poi, discograficamente parlando, è sempre il più amato. Anche se la militanza sul palcoscenico è già datata: malgrado – ed è il caso di Camillo Pace – la giovane età. Il più amato, certo: ma, non per questo, necessariamente convenzionale. Cioè ruffiano: da dover convincere tutti, da piacere a chiunque. Non per questo, necessariamente facile da ascoltare. E, non per questo, necessariamente jazzistico: nonostante il contrabbassista martinese, proprio tra le onde del jazz, si sia innegabilmente formato, al di là di qualche sconfinamento che emerge puntuale di volta in volta. Di più: Camillo Pace inseguiva il disco, il suo primo disco da band leader, da diverso tempo. E il prodotto finito, finalmente, è arrivato. Superando l’inconveniente della data che scivolava, mese dopo mese. E’ arrivato tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, con l’etichetta (anch’essa martinese) delle Edizioni dei Corrieri Cosmici di Andrea Annicelli. Anche se la registrazione in studio, sbrigata ad Ostuni, risale al 2006: esattamente un anno prima. L’album , intanto, si porta dietro un titolo profondo e ambizioso («Introspezione di un Viaggio»), una foto di copertina sfuggente eppure penetrante (come quell’albero isolato nella campagna) e sei tracce dai nomi impegnativi («Lettera ad un Orfano», «Soldati di Piombo», «Viaggio di una Nuvola», «Il Mio Sogno», «Colloqui» e «Il Circo»). Dentro, il contrabbassista (a proposito, non è troppo comune che un contrabbassista registri a proprio nome) si procura molto spazio vitale, lasciandosi facilmente convincere dalle sonorità analogiche digitali, gestite per l’occasione da Lello Patruno (batteria elettronica), Valerio Daniele (chitarra elettrica) e Josed Chirudli, pianista di nicchia che vanta studi robusti, idee galoppanti ed esperienze oltre confine, ma – innanzi tutto – personaggio genuino, un “duro e puro” della musica di queste terre. L’intero lavoro, è chiaro, viaggia al di fuori del senso comune e guarda oltre. Come confermano le note di copertina firmate dallo stesso Camillo Pace: «Questo disco nasce dallo studio di uno strumento che non è della famiglia di quelli musicali. La sua funzione di spettro analizzatore arricchisce, qui, le conoscenze del suono». Un suono che diventa materia di un viaggio, la cui introspezione è un’esigenza: prima personale e poi musicale. L’album, cioè, rielabora l’ormai ricco entroterra di esperienze su cui si basa la conoscenza di Camillo Pace, uno degli interpreti pugliesi più frequentemente impegnati sulla scena live, all’interno di diverse formazioni, per numero e genere (cantautorale, jazzistico, reggae, funky). Offrendo, oltre tutto, qualche intuizione: quella, ad esempio, del suono di una matita su un foglio di carta che accompagna le prime note del primo brano prodotte dal contrabbasso. Al di là dell’ampio apporto della tecnologia, comunque, «Introspezione di un Viaggio» non consegna melodie sempre sdrucciole: anzi, spesso sono di assorbimento immediato, talvolta delicate e piacevoli, intessute con equilibrio e nobilitate dalle note di un piano che non rinuncia a qualche sprazzo di eleganza. Che, pure, si alternano a sonorità più nette, addirittura più brutali. Melodie peraltro mai scontate, perché innervate di interruzioni (anche brusche) e cambi di passo ricorrenti. E architettate per sorprendere. «Quasi per assalire l’ascoltatore – spiega Camillo Pace - . Il disco, del resto, è una provocazione. Nei confronti del jazz, anche se non è un’opera jazzistica, ma pure nei confronti dell’elettronica e, più in generale, della musica». E che, diversamente da altre produzioni, tributa al contrabbasso un raggio d’azione molto ampio, dilagante. Tanto da oscurare, unitamente al piano, gli altri strumenti. Pedaggio imposto, evidentemente, da chi ha ideato, arrangiato e condotto il progetto. Ma questa, dicevamo, è l’opera discografica prima di Camillo Pace. E qualcosa, in fondo, gli andava concesso.

Introspezione di un Viaggio (Edizioni dei Corrieri Cosmici, 2007)
Camillo Pace Quartet (Camillo Pace: contrabbasso; Josed Chirudli: piano ed effetti analogico digitali; Valerio Daniele: chitarra elettrica; Lello Patruno: batteria elettronica)

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)