venerdì 25 giugno 2010

Bari in Jazz, musica che resiste


«Bari in Jazz è al sesto anno di vita. La speranza è che la prospettiva si allunghi: i tempi, lo sappiamo, sono difficili. Ma la musica resiste agli anni». Roberto Ottaviano è un direttore artistico attento, ispirato. E conosce i problemi del percorso. Oltre tutto, vive sulla pelle propria le incertezze dell’intero movimento musicale di questo Paese. E le disillusioni quotidiane. La rassegna, comunque, si è consegnata all’appuntamento. Puntuale. Nonostante i venti sfavorevoli. Malgrado le incrostazioni che stanno corrodendo l’ingranaggio culturale in Italia. E al di là degli incidenti di percorso: «Una manifestazione arrivata alla sesta edizione – aggiunge Ottaviano – dovrebbe aver guadagnato respiro e serenità. Ma la mancanza di coraggio e di sensibilità strategica di certe istituzioni lascia perplessi. E mi fermo qui». Il riferimento, implicito, è al taglio dei contributi comunali, proprio a ridosso del festival. Tuttavia, certe volte, la presenza conta più di qualsiasi altra cosa. E ci sentiamo sollevati, solo per questo. Ma anche per la qualità delle proposte dell’anno duemiladieci: alta, come sempre. Merito della commistione di professionalità e passione. E, certo, anche delle sinergie: tra il pubblico (la Regione, la Provincia di Bari e la già citata amministrazione comunale del capoluogo) e il privato (la Peroni, partner ormai irrinunciabile). E di un coordinamento puntiglioso (l’associazione Abusuan).
Quattro giorni densi di musica (dal ventidue al venticinque giugno), sedici differenti situazioni live, cinque location diverse (il Teatro Piccinni - preferito al fotofinish al cortile del Castello Svevo per questioni puramente climatiche - , piazza del Ferrarese, l’Auditorium della Vallisa e due chiese della città vecchia), quasi cento musicisti alternatisi sui palchi: sono numeri che rassicurano. Sulla continuità dell’impegno, sulla tenuta del progetto e sulle linee che lo disegnano. «Del resto – continua Ottaviano - abbiamo sempre creduto ad una fusione tra elemento spettacolare e apprendimento critico. Puntando su una scelta musicale forse anche imprevedibile, ma oculata. E toccando, per l’occasione, una tematica particolare, quale il rapporto tra il jazz e la comunicazione. Quindi, i media». Esperimento riuscito. Con l’ormai tradizionale mixaggio tra artisti di respiro internazionale (Mirolasv Vitous, Ivan Lins, Avishai Cohen, Francesco Bearzatti, ma anche Franco Ambrosetti, Frank Wilkins e Nicolas Folmer) ed espressioni significative del territorio (Vendola, D’Ambrosio, Accardi, Casarano, Abbracciante, Signorile, Tosques, Delre, Minafra, Albanese, Bagnato, Bardoscia, Prima, Mazzotta, Coluccia, lo stesso Hasa, albanese di origine ma salentino a pieno diritto, Conte, Partipilo e l’Improbabilband dell’ateneo barese).
Bari in Jazz parte dalla Chiesa di San Giacomo, con il contrabbasso, il basso e la loop station di Giorgio Vendola, sempre più convincente per maturità e musicalità. Un’ora scarsa di composizioni orginali (“La Salita“, “La Rosticceria dei Poeti“, “Io, Sacco e Vanzetti“, “Ninna Nanna“), di improvvisazione e riarrangiamento di temi altrui e due tranche di un lavoro approntato appositamente per il teatro (una rilettura del "Cyrano de Bergerac") da Michele Santeramo e dallo stesso contrabbassista terlizzese. Sùbito dopo, nella cornice del Piccinni, Ottaviano lascia per un po’ la direzione artistica della manifestazione e riabbraccia i sassofoni, incrociandosi con Piero Leveratto (contrabbasso), Salvatore Bonafede (al piano) e il batterista Marcello Pellitteri. In quaranta minuti passa un jazz agile, melodico, accattivante, moderno, ricco di sfumature e di contenuti. A seguire, il quintetto di Avishai Cohen, quarantenne israeliano che canta e si esibisce al contrabbasso, offre “Aurora“, un concerto speziato, caldo, dai tratti morbidi, che guarda apertamente all’area mediorientale e al mondo arabo. L’ultimo capitolo della prima giornata si consuma invece sotto la pioggia di piazza del Ferrarese, dove i Funk Off (marching band che arriva dalla Toscana, nove fiati e quattro percussionisti) propongono l’anarchia organizzata del loro sound, che attinge dal jazz, dal rock, dal blues, dal soul e, ovviamente, dal funky.
La seconda tappa, quella del ventitre giugno, si apre con la performance del barese Pippo “Ark“ D’Ambrosio. Le sue percussioni etniche cercano atmosfere, sfuggendo al pericolo di mettere assieme quanti più suoni possibili. Cioè: la varietà timbrica, invece della quantità. Al Piccinni, invece, si dividono il palco il variegato settetto (quanto di meglio possa offrire, oggi, il panorama musicale pugliese under quaranta) di Fabio Accardi, che presenta l’album Arcoiris, di cui abbiamo diffusamente parlato di recente, proprio su queste colonne, e il gruppo di Ivan Lins (ne abbiamo discusso a parte). Infine, in piazza del Ferrarese, spazio all’allegra e interminabile Improbabilband capitanata da Michele Marzella e ai suoi ospiti (Gabin Dabiré, frequentatore assiduo delle nostre estati, la danzatrice Ana Estrela e Virginia Pavone).
L’Auditorium della Vallisa, giovedì ventiquattro, ospita poi la voce di Beppe Delre e la fisarmonica di Vince Abbracciante. “Different Moods” è un puzzle della canzone italiana d’autore degli anni sessanta che ingloba testi di Tenco (“Averti tra le Braccia”), Lauzi (“Il Tuo Amore”), Piero Ciampi (“Fino all’Ultimo Minuto”), Endrigo (“Canzone per Te”), Modugno (“Che Me Ne Importa a Me”) e un paio di incursioni nel repertorio di Mina (“Noi Due” e “”L’Ultima Occasione”). Il lavoro, di prossima traduzione in disco (ad ottobre), che verrà presentato nell’imminente festival di Castelfidardo, ospita anche una composizione di Richard Galliano (“Viaggio”), alla quale Beppe Delre ha affiancato un proprio testo, e piace per la cura e l’originalità degli arrangiamenti. Quindi, si torna al Piccinni con l’equilibrata esibizione del trio composto da Vito Di Modugno, dal batterista napoletano Masimo Manzi e da un’altra certezza del jazz italiano, il chitarrista Pietro Condorelli (in scaletta le tracce più significative dei due ultimi album dell’hammondista barese, Organ Trio e Organ Groove). Tra un pezzo ed un altro, anche un tributo ai Weather Report, sùbito dopo omaggiati dal concerto del contrabbassista praghese Miroslav Vitous, che di quel gruppo ha fatto parte. Con lui, sul palco, nomi importanti come il trombettista Franco Ambrosetti, il sassofonista Robert Bonisolo e il batterista Fabrizio Sferra: il risultato è un concerto corposo e potente, libero e aggressivo, talvolta esplosivo, ovviamente forgiato dall’esigenza di misturare più esperienze artistiche e una pluralità di stili musicali. In piazza, infine, la Bandadriatica organizzata da Claudio Prima ripercorre i passi del recente cd “Maremoto”, ideato tra le onde dell’Adriatico (la batteria di Ovidio Venturoso batte, i fiati sparano e la gente balla sfrenata).
Sono, invece, tre fisarmonicisti (Livio Minafra, Giorgio Albanese e Walter Bagnato) a presentare alla Vallisa il progetto che apre l’ultima delle quattro giornate e che circumnaviga il tango, anche e soprattutto di Piazzolla. Le tre suite si soffermano su composizioni largamente conosciute (“Oblivion”, “Libertango”, “La Cumparsita”, “Vuelvo al Sur” e altre ancora), ma destrutturate e ricomposte con ironia, che poi è uno dei tratti caratteristici dei lavori firmati da Minafra. Uno abituato pure a giocare, con le note. Completamente differenti, piuttosto, sono le proposte degli Spajazzy (il batterista barese Sergio Bellotti, emigrato a Boston da quindici anni, si fa accompagnare dal bassista salernitano Tino D’Agostino e dall’espressivo Frank Wilkins, all’organo e alle tastiere, in un’esibizione che mette assieme standard nordamericani e jazz italiano) e del Tinissima Quartet di Francesco Bearzatti. L’intervento del sassofonista udinese (con lui Giovanni Falzone alla tromba, il pugliese Danilo Gallo al basso e Federico Scettri alla batteria) si riassume in dieci capitoli (di cui uno, l’ultimo, realizzato elettronicamente) ricchi di suoni, evocazioni, accelerazioni, provocazioni, slanci, riferimenti e visioni interamente dedicati alla figura di Malcom X. L’opera (multimediale, grazie alle illustrazioni di Francesco Chiacchio, che scorrono durante il concerto) è stata concepita appositamente per il Parco della Musica di Roma e presto diventerà un concept album. L’ultimo atto di Bari in Jazz, tuttavia, è affidato al combo di Nicola Conte, che ospita due voci (Alice Ricciardi e Walter Ricci), una presenza inattesa (Stefania Di Pierro) e, va sottolineato, anche un Partitipilo particolarmente carico. Quindi, dopo diciotto ore complessive di accordi, assoli e scale armoniche, il sipario cala. Bari in Jazz, giura Ottaviano, tornerà il prossimo anno. «Con tanta altra musica dal vivo che possa partorire cultura. Perché la cultura è una priorità, non un accessorio».


Bari in Jazz 2010

Giorgio Vendola (contrabbasso, basso acustico e loop station)
Bari, Chiesa di San Giacomo

Roberto Ottaviano (sax tenore e sax soprano), Salvatore Bonafede (pianoforte), Piero leveratto (contrabbasso) & Marcello Pelitteri (batteria)
Bari, Teatro Piccinni

Avishai Cohen (voce e contrabbasso), Karen Malka (voce), Shai Maestro (pianoforte), Amos Hoffman (oud e chitarra) & Itamar Doari (percussioni) in “Aurora”
Bari, Teatro Piccinni

Funk Off Marching Band
Bari, piazza del Ferrarese
22.06.2010


Pippo”Ark” D’Ambrosio (percussioni)
Bari, Chiesa di San Giacomo

Fabio Accardi (batteria), Raffaele Casarano (sax soprano e sax alto), Mirko Signorile (pianoforte), Marco Pacassoni (vibrafono), Antonio Tosques (chitarra), Marco Bardoscia (contrabbasso) & Vincenzo Abbracciante (fisarmonica) in “Arcoiris”
Bari, Teatro Piccinni

Ivan Lins Quintet (Ivan Lins: voce e tastiera; André Sarbib: pianoforte e tastiera; João Moreira: tromba; Alfonso Paes: chitarre; Chris Wells: batteria)
Bari, Teatro Piccinni

Improbabilband diretta da Michele Marzella. Guest Ana Estrela (danza), Virginia Pavone (voce) e Gabin dabiré (voce)
Bari, piazza del Ferrarese
23.06.2010


Giuseppe Delre (voce) & Vince Abbracciante (fisarmonica) in “Different Moods”
Bari, Auditorium Diocesano Vallisa

Vito Di Modugno Organ Trio (Vito Di Modugno: organo Hammond; Pietro Condorelli: chitarra; Massimo Manzi: batteria)
Bari, Teatro Piccinni

Miroslav Vitous (contrabbasso), Franco Ambrosetti (tromba e flicorno), Robert Bonisolo (sax tenore) & Fabrizio Sferra (batteria) in “Remembering Weather Report”
Bari, Teatro Piccinni

Bandadriatica (Claudio Prima: voce ed organetto; Maria Mazzotta: voce; Emanuele Coluccia: sax tenore e sax soprano; Vincenzo Grasso: clarinetto e sax tenore; Andrea Perrone: tromba e flicorno; Gaetano Carrozzo: trombone; Redi Hasa: violoncello; Giuseppe Spedicato: basso; Ovidio Venturoso: batteria)
Bari, piazza del Ferrarese
24.06.2010


Tristango (Livio Minafra: fisarmonica; Giorgio Albanese: fisarmonica; Walter Bagnato: fisarmonica)
Bari, Auditorium Diocesano Vallisa

Spajazzy (Frank Wilkins: organo e tastiera; Tino D’Agostino: basso elettrico; Sergio Bellotti: batteria)
Bari, Teatro Piccinni

Tinissima Quartet (Francesco Bearzatti: sax tenore e clarinetto; Giovanni Falzone: tromba ed effetti; Danilo Gallo: basso acustico; Federico Scettri: batteria) in “Malcom X Suite”
Bari, Teatro Piccinni

Nicola Conte Jazz Combo (Nicola Conte: chitarra; Alice Ricciardi: voce; Walter Ricci: voce; Nicolas Folmer: tromba; Gaetano Partipilo: sax alto e flauto; Pietro Lussu: pianoforte; Paolo Benedettini: contrabbasso; Andrea Nunzi: batteria). Guest Stefania Di Pierro (voce)
Bari, piazza del Ferrarese
25.06.2010