domenica 20 giugno 2010

Alberobello, il ritorno del jazz


Prima Daniele Di Bonaventura: il suo bandoneón intimo e delicato, i colori morbidi della sua musica e il suo gruppo (Marcello Peghin alla chitarra, Felice Del Gaudio al contrabbasso e Alfredo Laviano alle percussioni: cioè, Band’Union, ovvero un tributo allo strumento e alle sue origini tedesche, alla sua storia nell’universo musicale, ma anche un omaggio a se stesso e al suo percorso artistico, che sempre più spesso lo dirotta in Puglia). Senza che il tango si appropri del palcoscenico, però: del resto, l’artista abruzzese si lascia sedurre dalle proprie composizioni, libere – perché no - di spaziare anche per i sentieri della canzone popolare. Quindi, il giorno dopo, Camillo Pace (contrabbasso) e Connie Valentini (voce), asssistiti da Nico Masciullo (percussioni) e Antonio Lorè (tromba), tutti divorati dalla nostalgia di un Bob Marley rivisitato in chiave jazzistica, dove canto, istinti, slanci e melodia finiscono per essere centrifugati in un progetto intrigante, originale, caldo e solidamente collaudato da oltre due anni di live. E, peraltro, celebrato in Uhuru Wetu (“La Nostra Vita”, nella lingua dei nativi del Kenia), un disco di imminente pubblicazione (con l’etichetta di Roy Paci?), ma già realizzato. E dedicato all’Africa, terra a cui il contrabbassista martinese è visceralmente legato, sotto il profilo artistico, ma anche sotto quello puramente emozionale.. Infine, il nuovo incontro con le note di Javier Girotto, uno che scende spesso a queste latitudini, ma che non stanca mai. Anche se ripropone un lavoro ormai conosciuto come Nahuel, avvalendosi della complicità del quartetto d’archi più versatile di queste contrade, il Vertere di Amatulli e Paglionico (violini), Buccarella (violoncello) e Mastro (viola). Aggirandosi nei meandri dei ritmi più tradizionali della sua terra, l’Argentina, tra suite e consuete finezze stilistiche.
Tre appuntamenti, due giorni, una rassegna. Una rassegna ritrovata, anzi. L’Alberobello Jazz Festival risorge quasi all’improvviso, dopo due stagioni di silenzio. Rispolverato (di più: caldeggiato) dalla locale aministrazione comunale, che lo inserisce nel cartellone estivo. Affiancandolo, così, ad un contenitore di largo gradimento come Experimenta (l’idea di Gianluigi Trevisi funziona sempre, anno dopo anno), oppure al più casereccio Festival Folklorico Internazionale “Città dei Trulli”, diventato appuntamento praticamente irrinunciabile, per gli appassionati del settore. Niente male, se pensiamo che altrove (e non troppo lontano) la politica locale dimentica o penalizza i progetti musicali (a Locorotondo è scomparso l’Antiphonae Jazz Festival, a Ceglie è saltato l’Open Jazz Festival: ma non si tratta di casi unici, purtroppo. E la recessione ecomomica non spiega tutto). «Questa volta è accaduto il contrario»: Barbara Cupertino, che con Alberto Maiale ha curato la duegiorni, non nasconde una certa soddisfazione di fondo. «Questa volta è stato l’ente pubblico a proporre al Circolo Arcitrullo di riannodare il filo del discorso interrotto. Riconoscendo, evidentemente, la validità del lavoro svolto in precedenza. E incaricandosi di coprire, con il sostegno di alcuni sponsor, il costo dell’operazione. Un costo contenuto, per la verità: anche perché l’Alberobello Jazz Festival, pur vantando la partecipazione di diversi artisti di respiro nazionale e internazionale, da sempre, non ha mai voluto tradire la filosofia che lo sorregge. Questa rassegna, cioè, è soprattutto una vetrina per gli artisti di casa nostra. Per quanti hanno voluto e vogliono confrontarsi con le idee e le personalità che arrivano da fuori regione. Per quanti provano a crescere, apportando il proprio contributo all’evoluzione della musica sul territorio». Ma è pure bello sapere che la gente ha ancora fame di progetti. Nonostante tutto. Spaventata, magari, dalla sensazione di poter perdere progressivamente gran parte degli appuntamenti live. Che, da un po’ di anni, sembravano aver caratterizzato le estati pugliesi. E che certi venti rischiano di spazzare definitivamente. Ed è bello apprezzare la risposta del pubblico, accorso compatto nel piazzale antistante il Trullo Sovrano, antica location della manifestazione. Malgrado la concomitanza dei Mondiali di calcio, peraltro mosci e deludenti, senza appeal. «I conti si faranno con calma», certifica la Cupertino. «Ma non possiamo lamentarci: l’Alberobello Jazz Festival è tornato, ritrovando la sua platea. E lanciando un’altra proposta, quella dei concerti-aperitivo, una sessione mattutina che ha coinvolto gli studenti del Conservatorio». In altre parole, il futuro. Il futuro della musica che si para di fronte, inseguendo le tracce del passato. A volte, succede qualcosa. E si recupera un po’ del tempo perduto. Ad Alberobello qualcuno ha capito: chissà che capire non diventi una malattia sana e contagiosa. Un po’ ovunque. Ne avremmo bisogno, in questa terra che attende fermento, lavoro e pure turismo. Dimenticando spesso di incoraggiarli.

Alberobello Jazz Festival 2010
piazza Sacramento (Trullo Sovrano)

Band'Union (Daniele Di Bonaventura: bandoneón; Marcello Peghin: chitarra dieci corde; Felice Del Gaudio: contrabbasso; Alfredo Laviano: percussioni)
19.06.2010

Connie Valentini (voce) & Camillo Pace (contrabbasso) in "Uhuru Wetu"
guest Nico Masciullo (percussioni) e Antonio Lorè (tromba)

Javier Girotto (fiati) & Vertere String Quartet (Giuseppe Amatulli: violino; Rita Paglionico: violino; Giovanna Buccarella: violoncello; Domenico Mastro: viola) in "Nahuel"
20.06.2010