domenica 19 giugno 2011

In piazza con Sinatra e Porter


Lo confessiamo: diffidiamo (e non poco) delle big band. Non perchè ne disconosciamo il contributo enorme offerto al jazz del novecento, al processo di divulgazione della musica nelle fasce più popolari dei cinque continenti e a una corposa quantità di artisti: cresciuti e fortificati da esperienze di palco e di prove, migliorati da incontri e collaborazioni, cullati dall’interazione che solo un lavoro di gruppo può assicurare. E neppure perché sottovalutiamo lo spessore degno della gavetta: e sì, in quanto, molte volte, big band significa arrampicarsi su un mondo che si apre. Ci delude, semmai, quella brutta abitudine di sacrificare le big band e il loro bagaglio culturale ai concetti del mero diversivo da piazza, al riempitivo che fa audience, alla facilità di espressione che ammazza la qualità per acaparrarsi un consenso più facile, più immediato. Almeno in Italia. Big band, da noi, da troppo tempo, significa standard duplicati da sempre (e sempre gli stessi), spettacoli annacquati e commerciali, buoni a garantirsi il cachet, arrangiamenti sbrigativi o pressapochisti che provano a catturare un pubblico eterogeneo e, dunque, non troppo esigente. Senza, in realtà, dare nulla. E, quindi, causa di live senz’anima, senza garbo, stucchevoli.
Anche per questo, con una dose robusta di prevenzione e un po’ di scetticismo, nutrivamo alcuni dubbi sulla data monopolitana della Lucanian Jazz Project, che oggi è – più semplicemente – la Ljp Big Band diretta da Dino Plasmati. Formazione di evidente matrice lucana (oltre al direttore, la larga maggioranza dei protagonisti arriva dalla Basilicata) che, invece, ci ha piacevolmente smentiti. Lasciandoci soddisfatti. Sia per il repertorio (certo, qualche tributo alla larga platea c’era, come gli immancabili brani resi immortali da Liza Minnelli: indovinate quali), talvolta popolare, ma non esageratamente populistico, che per il confezionamento di una serata aperta a chiunque, nella piazza principale del borgo adriatico. Confezionamento che ha tenuto conto di un linguaggio fortunatamente non troppo confidenziale con la gente, malgrado un paio di disattenzioni (la professionalità, che non va confusa con la vanità o lo snobismo, paga sempre, in termini di qualità), e di arrangiamenti sempre eleganti, mai banali, jazzisticamente corretti. Per un momento di musica e non di spettacolo leggero: chi conosce la differenza capirà, chi non la conosce non riuscirà mai a distinguere. E, allora, diventa inutile spiegare.
La Ljp Big Band, ensemble nato nel duemilasette, matura con il sound carico dei suoi fiati (ci piace sottolineare, a proposito, gli assoli di un sempre più convincente Claudio Chiarelli, che poi è con il pianista Antonio Nisi e il trombettista Marco Lorusso uno dei tre pugliesi della formazione) e si insinua con il drumming deciso della batteria di Vito Plasmati, passandro attraverso un basso (Franco Fossanova) e il piano elettrico del già citato Nisi (esatto, piano elettrico: lo sforzo dell’organizzazione dell’evento non ha saputo o potuto garantire un pianoforte, seppur verticale. Peccato). Ospitando, infine, la voce del crooner molese Beppe Delre che, ormai stabilmente, lavora con la band spostandosi tra Frank Sinatra (e, ovviamente, i suoi successi, anche quelli un po’ meno conosciuti) e Cole Porter, il suo preferito. In definitiva, un tentativo (riuscito) di riconciliazione tra l’universo delle grandi orchestre e le piazze di provincia. «Peraltro, la salvaguardia di una certa linea musicale era e resta il nostro obiettivo principale». Dino Plasmati, chitarrista materano prestato alla direzione, avalla la sensazione. «Non a caso, molta attenzione è stata rivolta agli arrangiamenti: alcuni dei quali sono stati rielaborati dalla Ljp Big Band, mentre per molti titoli abbiamo acquistato quelli originali, ovvero quelli utilizzati dalle grandi big band statunitensi». La differenza, quando c’è, si vede. E si sente.

Beppe Delre (voce) & la LJP Big Band (Claudio Chiarelli: sax alto; Michele Munno: sax alto; Enzo Appella: sax alto; Angelo Bianchi: sax tenore; Raffaele Amato: trombone; Francesco Tritto: trombone; Eustachio Rondinone: corno francese; Pino Ciannella: tromba; Marco Lorusso: tromba; Marco Sinno: tromba; Emanuele Lamacchia: tromba; Antonio Nisi: piano; Franco Fossanova: basso; Vito Plasmati: batteria) diretta da Dino Plasmati in "Around Sinatra"
Monopoli (BA), piazza Vittorio Emanuele