venerdì 3 giugno 2011

L'Escargot, tra nostalgie e piccole allegrie


Organetti, fisarmonica, violino, banjo e chitarre, flauti, tamburello e varia bigiotteria della musica: cornamusa e sansula compresi. L’Escargot è un quartetto quasi colto, con le radici ben salde nel passato. Di una cultura che solo la musica popolare riesce a suggerire. E popolare nei sentimenti, che solo certa musica sospesa nel tempo riesce a modellare. Quella dell’Escargot è musica nascosta che, all’improvviso, deborda. Impressa nella memoria collettiva, ma tirata fuori da anfratti dimenticati e soffitte polverose. Come certe cartoline invecchiate dagli anni, ingiallite. Melodia e armonia: tutto ruota attorno a questi due postulati. Ma c’è anche il buon gusto. Il gruppo, peraltro, è rodato. Massimo La Zazzera, Alessandro Pipino, Adolfo La Volpe e Stefania Ladisa cooperano da molto: rubando qua e là (in Francia, per la precisione) e, soprattutto, percorrendo la strada della brillantezza compositiva.
Il progetto è una bella idea che fluttua tra nostalgie e piccole allegrie, dove il sound gronda da un sapere antico che si nutre di stimoli nuovi. Perfettamente valorizzato, poi, dal largo che si apre tra il castello, il mare e il centro storico di Monopoli e dalla serata dolcemente fresca di un giugno appena sbocciato. Concerto speziato: quasi intimo, prima che la platea si affolli, a lavori già in corso. E che si snoda attraverso il primo (e, al momento, unico) lavoro discografico licenziato della formazione, Corri. Ultimamente ristampato, tra l’altro: notizia di servizio sottolineata, del resto, con orgoglio. Ma che guarda, contemporaneamente, al secondo album, in via di definizione. Il primo titolo in scaletta sa di manifesto programmatico: “La Vecchia Singer”, spiega Adolfo La Volpe, è il simbolo di un passato e di un’Italia ormai lontana che, forse, bisognerebbe riscoprire. O recuperare. “In Cammino”, invece, è la colonna sonora di un documentario girato recentemente da Claudia Cassandro – e già in circolazione - sul quartetto, oltre che un jingle passato per i canali Mediaset.
Del primo cd fanno parte anche “Magida”, “Corri” e la più conosciuta “Norma”, composizione di Massimo La Zazzera (ex Radicanto, Kiltartan, Ensemble Calixtinus e Ziringaglia, tra gli altri) ispirata ad una burattinaia. “Loubov”, invece, è uno dei tre omaggi particolarmente sentiti al francese Stéphane Delicq (gli altri sono “Les Amities” ed “Estrellas”), mentre “Burbero” è una mazurka che farà parte del secondo disco. Lavolpe firma “Mauve”, Stefania Ladisa “Falce di Luna”, Alessandro Pipino – che poi è anche il tastierista dei Radiodervish - “Valle dei Treni Interi” (avete letto bene, il titolo è proprio quello). Infine, “Les Valcerves” è un tributo ad un altro autore francese, il fisarmonicista Marc Perrone. Il risultato finale è un live lieve, ma intenso. Ben strutturato, ben confezionato. Di largo consumo, senza perdere di qualità. Per una scelta, quella di Biolfish 2011, azzeccatissima. Che fa bene al movimento musicale di questa terra, che ha sempre qualcosa da dire e da dare. Anche se certe date passano inosservate. Nel migliore dei casi, trasversali. Ma l’incapacità di pubblicizzare o di sostenere determinati appuntamenti è, probabilmente, una delle condanne della Puglia: ci siamo abituati.

(foto Pasquale Raimondo)

L’Escargot (Massimo La Zazzera: flauti, cornamusa, tamburello, chitarra, percussioni; Alessandro Pipino: organetto diatonico e fisarmonica; Stefania Ladisa: violino; Adolfo La Volpe: chitarre e banjo)
Monopoli (BA), Largo Castello di Carlo V
Biolfish 2011