sabato 26 febbraio 2011

Flamenco di Puglia


Flamenco, cultura del sud. Come è sud il Salento di Checco Leo, chitarrista che ama le note d’Andalusía e gli incontri sulle rotte della musica. Il suo progetto, del resto, fonde tonalità e colori di angoli differenti, ma spesso convergenti, del mediterraneo. Dirigendosi verso altre sponde, altri luoghi, altri stili: ma ritornando puntualmente da dove parte, cioè dal meridione della Spagna. Dove l’idea, in fondo, nasce e si evolve. E si affina, ciclicamente. Con frequenti viaggi verso occidente. Un progetto che si chiama Jaleo: ovvero, una formazione scomponibile che arriva a mettere assieme otto elementi, danzatori compresi. Ma che, in occasione del secondo appuntamento di Folklore in Musica, la rassegna di quattro date proposta dal Circolo Pivot di Castellana, si asciuga in un trio essenziale (chitarra, appunto, e poi cajón e basso elettrico). Puntando sulle atmosfere del flamenco e di quella mistura che ne viene fuori, se accostato a realtà territorialmente diverse, come la tradizione salentina.
Contaminazione e confronto: il punto nodale è sempre quello. Shakerato con molta tecnica. Ma, soprattutto, l’ora e mezza abbondante di live non è mai banale. E non rischia in alcun modo di sconfinare nel folklore spicciolo: che è un pericolo subdolo, in certe situazioni. Molta tecnica, dicevamo. E, talvolta, un po’ di accademia, qualche preziosismo: tanto per dare corpo alla fantasia. «Jaleo, tra Flamenco e Salento – attacca Checco Leo, uggianese con un passato di sassofonista alla corte del jazz – è il risultato di una ricerca dei punti di contatto tra la musica andalusa e quella della mia terra. Vi assicuro che esistono, tra di loro, tante analogie, così come sostanziali differenze. Così come esistono ponti immaginari con altre espressioni musicali».
E, infatti, il concerto si apre con una rivisitazione in chiave flamenca di “Lu Rusciu de lu Mare”, un brano di culto del patrimonio musicale di Terra d’Otranto. Per proseguire con “Vida” e “Rumbeando la Milonga”, in cui si incrociano rumba, tango e, ovviamente flamenco. «Che, al pari della nostra musica popolare – continua Leo - , attinge a sua volta da altre realtà, da altri stili. “Campi”, ad esempio, è un brano che spiega proprio questo. A Siviglia, poi, ogni artista cerca di aflamencar, cioè di domare sotto le coordinate del flamenco spartiti che arrivano da altri angoli del mondo. Ed è per questo motivo che Jaleo ha provato ad aflamencare degli stornelli salentini». Esperimento, questo, pienamente convincente: che neppure il calo di tensione e il conseguente black out elettrico riesce a stoppare. Piace, peraltro, anche l’affiatamento tra Checco Leo, Ovidio Venturoso (l’uomo delle percussioni) e Leonardo Colazzo, bassista che arriva da Spongano. Che, con il gruppo al completo, sono attesi a Madrid, il prossimo mese: evidentemente in un contesto più esigente. Un particolare che premia una volta di più la scelta dei soci del Pivot, capaci ogni anno di buone intuizioni. Che significano situazioni dal vivo un po’ al di là dello scontato.

Jaleo (Checco Leo: chitarra; Leonardo Colazzo: basso elettrico; Ovidio Venturoso: cajón e percussioni) in “Tra Flamenco e Salento”
Castellana Grotte (BA), Circolo Pivot
Folklore in Musica