martedì 4 agosto 2009

Quel vinile dimenticato

«Io musicista militante? Ebbene sì, l’ammetto. E’ l’etichetta che mi sono creato, un po’ di tempo fa. Il tempo dei movimenti studenteschi, sulla scia del ’68. Il tempo della lotta di classe, negli anni settanta. Quando avevo qualche capello in più. Anzi, più che un’etichetta, quella del musicista militante è stato un modo di essere. E di sentire la musica: nel mio caso il jazz. Ma tutto vissuto in assoluta normalità: logico, per chi, come me, fa parte di quella generazione. Sì, il movimento studentesco mi ha iniettato determinate emozioni: che poi ho trascinato nella composizione della mia musica, della nostra musica». La musica di quel gruppo che, trentacinque anni fa, scrisse I Signori della Guerra.
Gaetano Liguori porta un cognome napoletanissimo, ma è milanese. Molto milanese: l’accento non tradisce. E il suo jazz ha cavalcato più di tre decenni. Ma per raccontare questa storia è necessario riavvlgere il nastro del tempo. E tornare al 1974. L’anno, appunto, de I Signori della Guerra, un vinile che, come tanti altri lavori di quell’epoca, non è stato rimasterizzzato. E, quindi riproposto, al pubblico dei cd e di internet: dove la musica non si compra, ma si scarica. Un vinile, ormai, quasi sconosciuto. E praticamente dimenticato. O quasi. Un album che, a suo modo, offre uno spaccato di quel momento storico. Che è la testimonianza di un periodo politicamente caldo, socialmente convulso. Che è stato il prodotto di un nuovo filone musicale. Musica di rottura, si disse anche. Rottura con il passato. In una stagione in cui il jazz, almeno in Italia, era terra di manovra per pochi.
Ecco, Liguori e il suo gruppo, il Liguori Idea Trio, in quei mesi che collegano l’austerity agli anni di piombo compongono quel vinile dal titolo straordinariamente ancora attuale. Dalle sonorità fresche, dai ritmi serrati. Poi, trentacinque anni dopo, o poco meno, il direttore artistico di Ceglie Open Jazz Festival, Pierpaolo Faggiano, sfogliando le pagine virtuali di un blog, scopre (o riscopre) questo vinile. «Per la verità – ammette Faggiano – con Liguori eravamo già in contatto e stavamo pensando ad una collaborazione tra lui e la nostra rassegna, che ques’anno festeggia il suo sesto anno di vita. Perciò, ho immediatamente raccolto l’imput arrivatomi dal web: perché, mi sono chiesto, non riproporre quel lavoro e la fragranza di quel periodo in una serata? Del resto, il Ceglie Open Jazz Festival, sin dall’inizio, ha voluto rappresentare un contenitore di musica scelta in un ambito specifico, innervato da un progetto. Un progetto che non si limita a replicare cose già ascoltate o ascoltabili altrove. Credo, infatti, che un appuntamento come il nostro non debba limitarsi ad ospitare dei concerti, ma possedere soprattutto una propria identità. Non solo: quel disco, I Signori della Guerra, è stato uno dei simboli di un’intera generazione e di un grande fermento culturale. Liguori, allora, ha raccolto l’idea e mi ha assecondato, riconvocando il bassista Roberto Del Piano e il batterista Filippo Monico, cioè i compagni di quel viaggio musicale, con i quali non si esibiva assieme da una ventina d’anni. E di questo lo ringrazio: perché ci ha consegnato l’opportunità di offrire alla manifestazione anche un’impronta – diciamo così - sociale».
La prima delle tre serate del Ceglie Open Jazz Festival si macera nel ricordo. Forse anche nell’autocelebrazione. Ma l’idea è valida. «A distanza di tempo, in qualche composizione di questo disco – continua Gaetano Liguori – ho ritrovato una certa carica interiore, quella di quei tempi. Ed è stato bello, sotto il profilo squisitamente umano, misurarmi nuovamente con i musicisti che mi accompagnarono in quel progetto. Musicisti che, peraltro, ho ritrovato anche più tardi, nel corso del mio tragitto artistico, durante il quale ho lavorato anche per il teatro, al fianco di Dario Fo, per esempio. Va detto, peraltro, che questo progetto ci offrì l’occasione di poterci esibire davanti ad una cornice di pubblico corposa, anche all’interno dei palazzetti dello sport. Non un dettaglio da poco, per i jazzisti degli anni settanta».
I Signori della Guerra: anche un modo per ricordare Mario Schiano, a cui è dedicata una traccia del vinile e, contemporaneamente, l’intero festival cegliese. «Schiano, per noi milanesi, era il punto di riferimento romano. Musicista fedele alla propria linea, un esempio. Il disco, però, nacque sull’onda emozionale di un film girato da Rosi, poco tempo prima. Una pellicola che, ovviamente, parlava della guerra e di quanti ne muovono i fili». Tra una traccia e ‘altra, però, spunta anche la produzione meno datata di Liguori, come “Il Comandante” e “Agnese”. «Al di là delle epoche e dei riferimenti temporali, però, è bello accorgersi che il mondo della musica, ancora oggi, è sensibile alle tematiche sociali», scandisce il pianista milanese. Vero. E il fatto non guasta. Anzi, un po’ ci consola.

Gaetano Liguori Idea Trio (Gaetano Liguori: pianoforte; Roberto Del Piano: basso elettrico; Filippo Monico: batteria)
Ceglie Messapica (BR), piazza Plebiscito
Ceglie Open Jazz Festival 2009

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)