domenica 9 agosto 2009

Tra humor e note libere

«Amo i giochi di parole: E, soprattutto, quelli che titolano i miei brani. Del resto, i miei lavori sono musica strumentale, privi di voce e parole. E, allora, si fa più difficile trovare un titolo adatto». Firmato Marcello Zappatore, chitarrista leccese. E one man band di un disco scandito da ritmi variabili e appena licenziato. Anzi, autolicenziato: perché, appunto, si tratta di un’autoproduzione. Il disco è La Ciliegina sulla Porta. Un gioco di parole. Né più, né meno. Come “Gocce Novelle”, “Nasi Comunicanti”, “Zappando S’Impara”, “Sinfonia della Scapece”, “Come il Cacio sui Pantaloni”, “Velo Mieloso”, “Epilogo Senza Fine” e “Ghiro d’Italia”, alcune delle diciassette composizioni inserite nell’album. «Ma sì: perché utilizzare i soliti inglesismi? Ho preferito un titolo ironico, che incuriosisca, faccia sorridere e, magari, inviti all'ascolto». Un ascolto senza troppi vincoli musicali. Perché il concetto è questo: si parte dalla musica. E poi si naviga. «Quando suono e quando compongo, mi piace spaziare e, spesso, senza alcun senso logico». Tra input diversi, sfiorando stili e filosofie musicali persino distanti tra loro. Dove porta il vento delle note.
La La Ciliegina sulla Porta è un progetto, però. Un progetto nel progetto. O una maniera di misurarsi, da solo con se stesso. Un’idea autarchica. Che non nasconde il proprio fascino. «Esatto. Questo disco è stato registrato interamente da me. E dietro ogni strumento ci sono io». Non c’è una formazione, non ci sono compagni di viaggio. «E sì, posso tranquillamente affermare che questo è un disco tutto mio, integralmente mio. Concepito, realizzato e prodotto dal sottoscritto». Registrato, peraltro, nel 2003. E sgorgato materialmente sei anni dopo. «Ironicamente, verrebbe da dire che questo cd è come il buon vino: invecchiando, migliora. E che un buon vino va stagionato, prima di poterlo assaporare. La realtà racconta però che, attualmente, c'è pochissimo mercato, soprattutto in Italia. E, ancor di più, per il tipo di proposta musicale che offro». Ma non è mai troppo tardi, evidentemente.
Marcello Zappatore ama Frank Zappa. E a lui, dichiaratamente, si ispira. Trentatre anni, venti dei quali dedicati alla chitarra. «Sono un autodidatta, perfezionatosi frequentando innumerevoli masterclass. E, sul palco, ho suonato con artisti di estrazioni differenti. Con Alex Damiani, ad esempio. Oppure, con i Kiss of Death, con i quali ho inciso Inferno Inc., nel 2004. Ma ricordo anche le esperienze di spalla ai Sepultura, nel 2002. E, ovviamente, quella di due anni e mezzo con una delle formazioni salentine più amate dalle nuove generazioni, gli Après la Classe. Gruppo con cui ho partecipato nella produzione di Luna Park, del 2006, e del cd live uscito nel 2008, salendo sul palcoscenico di Arezzo Wave nel 2005. E anche su quello di San Giovanni in Laterano, a Roma, in occasione della festa del Primo Maggio, due anni fa. Davanti, dicono, a settecentomila persone, dividendo il palco con Chuck Berry e numerosi altri artisti di spessore».
Prima, durante e dopo, invece, la solita spola tra questa e quella formazione. Cammino obbligato per chi di musica si nutre. E vive. L’ultima situazione, ad esempio, è un espressivo viaggio tra le parole delicate (tra il soft e l’impegnato, tra il cantautorale e il pop) di Agnese Manganaro, vocalist salentina di nicchia. Ma non solo musica: Marcello Zappatore, nel 2005, è protagonista di un cortometraggio firmato da Massimiliano Verdesca, In Religioso Silenzio. Pellicola che, oltre tutto, si aggiudica il premio della critica al Milano Film Festival. Alla fine, però, tutto ruota attorno alle sette note. «Il messaggio che mi preme far passare non è razionale, cioè indirizzato in una direzione precisa. Il mio modo di suonare è la genuina espressione di quello che io sono e sento nel momento in cui scrivo e, in parte, nel momento in cui incido. E’ triste pensare che scrivere e fare musica debba necessariamente assecondare l'ascoltatore o chissà chi altro. Per quel che riguarda i generi musicali, apprezzo, studio ed approfondisco tutti gli stili, tendendo poi ad inserirli nei miei lavori. La mia musica, peraltro, è molto strutturata: in sala di registrazione non dedico eccessivo spazio all’improvvisazione. Dal vivo, invece, è diverso: adoro improvvisare. E' per questo motivo che mi stimola molto il jazz: ma difficilmente produrrò un disco di jazz vero e proprio. A mio nome, almeno. Anche se, nella vita, non si sa mai».

Marcello Zappatore
La Ciliegina sulla Porta
(autoprodotto, maggio 2009)

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)