martedì 23 settembre 2008

Spaghetti in jazz

Il workshop ("La Scena Musicale Americana") e, a seguire, il concerto. Targato Mousiké, centro di attività e di formazione musicale che, ormai da tempo, opera a Martina, promuovendo incontri di perfezionamento e, collateralmente, note e spartiti di artisti di pregio. Come quelle di Sergio Bellotti, batterista barese emigrato da tredici anni per insegnare a Boston, costa atlantica degli Stati Uniti, al Berklee College of Music, istituzione che non necessita di troppe presentazioni. A Martina, dove - fa sapere Ferdinando Carella, una delle anime di Mousiké - Bellotti dovrà tornare ancora per preparare nuovi seminari, finalizzati ad aiutare (con un periodo di preparazione trimestrale) quanti vorranno partecipare ai selezionatissimi corsi della stessa Berklee. E dove, sul palco dell'Auditorium comunale (struttura accogliente, ma forse ingiustamente snobbata), ha interagito con il bassista salernitano Tino D'Agostino, il sassofonista (pugliese, ma ormai abituato ai circuiti nordamericani) Rocco Ventrella e il tastierista Steve Hunt, ospite qualificato e dal pedigrée interessante.
Spajazzy è un quartetto dal sound robusto. Ma, soprattutto, è un progetto sviluppatosi nel tempo e datato millenovecentonovantotto: che prova a fondere le sonorità più melodiche, proprie del patrimonio musicale italiano, con i ritmi afroamericani del jazz. Il prodotto offerto, perciò, è sufficientemente latino, spesso abbastanza caldo, dunque dotato di una varietà di colori. Merito, soprattutto, della più che discreta quantità di assoli delegati ai sassofoni di Ventrella o al basso di D'Agostino, che poi è il co-fondatore del gruppo. Oppure agli effetti della tastiera di Hunt, vecchio collaboratore di Billy Cobham (ma non solo di Cobham). Il live, ben strutturato, è comunque anche solido: e la batteria di Bellotti, più concreta che fantasiosa, contribuisce ad arricchire la sensazione. Spaghetti in jazz, dunque. E così sia.
«Sono tornato nella mia terra e qualcosa mi fa pensare che ci tornerò spesso. Il discorso con Mousiké si arricchirà di nuovi incontri e, magari, potrò esibirmi anche più spesso. E, per questo, sono orgoglioso. La mia esperienza nordamericana, però, mi ha consentito di apprendere un linguaggio sonoro diverso, che tuttavia non ha cancellato il legame con la tradizione musicale del mio Paese. Il progetto che portiamo avanti ci ha permeso di pubblicare, qualche anno fa, un primo lavoro discografico, al quale partecipò anche Mike Stern. Adesso, invece, sta per essere pubblicato un secondo disco, Al Dente. Sì, Al Dente. Così, proprio per sottolineare la profonda italianità che ci spinge a confrontarci e a motivarci. Quest'album uscirà a Natale, giorno più o giorno meno. Ma è già strato registrato: e, in sala d'incisione, con noi, c'era Steve Hunt, docente come me alla Berklee. La nostra proposta è la rivisitazione delle melodie di alcuni classici italiani. Parlo di Alleria, di Pino Daniele. Oppure di Estate, di Bruno Martino, che in America ci chiedono di eseguire molto spesso. A dimostrazione che la nostra produzione nazionale è sempre gradita».
All'Auditorium, tuttavia, la formazione sorvola anche un paio di brani tratti dal repertorio di Rocco Ventrella, barese che a, Los Angeles, si è ultimamente affinato. Anzi, irrobustito. Così come non mancano gli standard di sempre: St. Thomas di Sonny Rollins, che chiude il live, è un esempio. «Puoi suonare questo o quel pezzo. Con un arrangiamento, oppure con un altro. Non cambia nulla: la qualità di fondo resta». E resta anche il sapore. Degli spaghetti in jazz.

Spajazzy (Sergio Bellotti: voce e batteria; Tino D'Agostino: basso; Rocco Ventrella: sax soprano e sax contralto; Steve Hunt: tastiere ed effetti)
Martina Franca (TA), Auditorium Comunale

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)