sabato 15 dicembre 2007

L'oriente sudamericano

Il violino e la voce arrivano da Tokio: la morbida raffinatezza di Aska Kaneko si allarga e diventa intensa, vibrante. E anche le percussioni trascinano l’accento nippnico: Yahiro Tomohiro sa dosare il ritmo e le esplosioni. E’ l’anima orientale di Gaia Cuatro, un agglomerato di suoni speziati e anche veementi, di inventiva e intuizioni feconde. E, qualcuno dice, anche un azzardo musicale. Perché l’altra metà della formazione sorge nell’altra metà del mondo, nell’Argentina dei mille colori, e si consolida in Europa: anzi, in Italia. Con il pianismo fresco, ma anche vigoroso e colorito di Gerardo Di Giusto, un cordobés che ha lavorato (e, tuttora, lavora) anche con Javier Girotto. E con il contrabbasso di Carlos Buschini, detto “El Tero”, probabilmente il collante di anime così diverse. L’avrete capito: il live dell’insolito quartetto, penultima presenza nel cartellone di «Antiphonae Jazz 2007», per l’omonima associazione martinese costituiva – sin dall’inizio – una sfida nella sfida. Una sfida al conformismo jazzistico, concettualmente non troppo tenero con la proposta dei Gaia Cuatro e, più in generale, con la commistione di due universi (culturali, ancor prima che musicali) diametralmente diversi. Una sfida al pubblico di casa nostra, discretamente disabituato ad incontri così arditi. Una sfida all’intero progetto stesso, che – da ottobre a oggi – ha voluto presentare percorsi differenti che si incrociano e si sovrappongono al jazz: dalla pizzica e dalla musica popolare italiana rielaborata da Nico Morelli alle sonorità shorteriane di Ondina Sannino e Riccardo Di Stasi; dall’incontro tra il quartetto d’archi dei Vertere e la produzione originale di Pasquale Mega alla contaminazione intercontinentale. In attesa dell’ultimo concerto in programma, quello di Dado Moroni ed Enrico Pieranunzi: due pianoforti, insieme. E nient’altro.Una sfida, certo. Anche alle asperità meteorologiche. In questo caso, inattesa. E, purtroppo, persa: perché la neve e il ghiaccio sull’asfalto scoraggiano molti. Anzi, moltissimi. Privando della cornice adeguata un appuntamento variegato e venato di ritmi anche sostenuti, dove il jazz entra ed esce, lasciando il terreno all’improvvisazione, alla mescolanza di stili e sonorità, ad una contaminazione suggestiva che corre spedita, senza inciampare. «Ci siamo trovati nel 2003, a Parigi – spiega El Tero Buschini – e, da quell’esperienza, abbiamo capito che si poteva approfondire il discorso, partire con un progetto comune. Insistere. E non è assolutamente facile, al di là delle esperienze artistiche di ciascuno di noi, ritrovarsi: per ovvi motivi logistici. Eppure, ci stiamo riuscendo. In quattro anni, abbiamo realizzato anche due dischi: il primo registrato a Tokio, il secondo in Italia, a Udine». Il violino di Aska Kaneko impartisce la variazioni sui temi; la batteria etnica di Tomohiro è discreta, ma presente. E, all’occorrenza, vigorosa, impetuosa. Il fraseggio di Gerardo di Giusto è fresco, ma anche energico. Buschini si divide tra basso e contrabbasso, istruendo la navigazione tra jazz e funk, tra chacaraca e baguala, due sentimenti musicali profondamente argentini. Il concerto si mantiene sempre lieve, frizzante. Custodendo con sapienza la propria originalità e la sua musicalità generosa. E i protagonisti si spartiscono equamente spazi ed evoluzioni, slanci e propagazioni. Vincendo la sfida, superando il pregiudizio, abbattendo la diffidenza. E sconfiggendo, sul palco, la colpa di non possedere un nome ancora facilmente spendibile. Quello che, magari, avrebbe solleticato il coraggio di affrontare la neve incostante e il freddo aggressivo di Locorotondo.

Gaia Cuatro (Aska Kaneko: voce e violino; Gerardo Di Giusto: pianoforte; Carlos Buschini : basso e contrabbasso; Yahiro Tomohiro: batteria etnica e percussioni)

Locorotondo (BA), Auditorium Comunale

Antiphonae Jazz 2007

(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)