lunedì 12 novembre 2007

Fiorella Tropicale

Il Brasile incanta. Ma fa anche tendenza, da qualche anno. Praticarlo, cioè, è una moda assai comoda, spontanea: dopo decenni di isolamento culturale. E mediatico. Non che adesso la gente, soprattutto in Italia, possieda un quadro chiaro sul Paese, la sua filosofia e la sua musica: anzi, le facili convinzioni che circondavano (e, spesso, stritolavano) quella terra al di là dell’Oceano si agitano ancora. Sminute, forse, dalla crescente informazione che caratterizza questi tempi difficili: ma ancora ben radicate, ben presenti. Il Brasile, ora, monta persino gli indici dell’audience. E, contemporaneamente e involontariamente, continua a provocare danni: pensate a quanta mediocrità musicale si avvicini alle sue sponde, pensando di confezionare un prodotto interessante. Impalcando, appunto, le proprie convinzioni sui luoghi comuni e sulla superficialità. Distruggendo la sua lingua e il suo bagaglio di fragranze, umori, sapori. Il Brasile chiama e attira. Non solo i mediocri, però. Del resto, si è lasciata attirare dal suo sinuoso richiamo, già in un passato transitato con la semplice pubblicità di nicchia e con il supporto delle traduzioni di Ivano Fossati, anche una signora della canzone italiana di qualità come Fiorella Mannoia. Che, da professionista attenta e da artista sensibile, ha raccolto la proposta, dignificandola però di attenzione e, soprattutto, di rispetto. E avvicinatasi ad un universo così composito con deferenza e umiltà. L’umiltà degli intelligenti: che, poi, sono i migliori. La Mannoia, ma ormai lo sanno in tanti, da gennaio gira per l’Italia diffondendo le note di “Onda Tropicale”, disco (da cui nasce il tour) che rilegge, riarrangia e – ovviamente – traduce in italiano alcuni classici e meno classici della musica popolare brasiliana. Esperienza nata da una passione assorbita progressivamente e da una forte attrazione, che l’interprete romana giudica particolarmente positiva: sotto il profilo umano (ha duettato, in sala di registrazione e anche dal vivo, con Chico Buarque de Hollanda, Lenine, Milton Nascimento, Chico César, Gilberto Gil, Caetano Veloso, Adriana Calcanhotto, Carlinhos Brown) e sotto l’angolazione professionale: tanto da consigliarne una seconda tappa, ovvero un secondo album di canzoni tratte dal repertorio della MPB, già ben avviato e prossimo alla pubblicazione. Operazione duplice che completa e amplia il primo approdo verso certe sonorità: e non potremmo dimenticare la fortunatissima (e sfruttatissima, da parte di molti autori, anche jazzisti) versione di "O Que Será", di Chico Buarque, sviluppata negli anni novanta. “Onda Tropicale” è un lavoro che ha estremamente stimolato Fiorella. Portandola diverse volte anche in Puglia, ad intervalli più o meno regolari: ricorderemo le tappe invernali e primaverili (a memoria: Bari, Lecce, Brindisi), alle quali si aggiungono gli impegni di agosto (Cannole, Barletta e, appunto, Ostuni). E imprimendole un atteggiamento che ci è sembrato più diretto, più immediato, forse anche meno affettato del solito. Più informale e persino più sciolta: ecco la Mannoia filobrasiliana, in ossequio alla terra che ha voluto omaggiare e, soprattutto, alla fantasia e alla giovialità del popolo che la rappresenta. Informale anche dentro il paio di jeans che sostituiscono il tradizionale abito scuro. E, ovviamente, nei passi di danza, ammiccati con frequenza. All’interno di una scaletta che, per evidenti motivi, ha integrato il repertorio brasiliano (insufficiente a coprire le due ore e un quarto di spettacolo) con qualche successo del passato (“Quello Che le Donne Non Dicono”, “Il Tempo Non Torna Più”, “Il Cielo d’Irlanda”, “L’Amore Con l’Amore Si Paga”, “I Treni a Vapore”, “Non Sono un Cantautore”) e con tributi sparsi (a Paolo Conte, con «la freschissima e colorata» “Messico e Nuvole”; a Sergio Endrigo, con “Io Che Amo Solo Te”; a Iavano Fossati, con “Panama” e “Belle Speranze”; e a Capossela, con “Che Cos’è l’Amor”). Una scaletta, peraltro, ben strutturata e abile a collegare temi e situazioni, autori e contesti storici e culturali diversi. E così, partendo da “Cravo e Canela” del mineiro Milton Nascimento, uno dei compositori brasiliani più geniali, e da “13 di Maggio”, versione mutuata dal repertorio di Caetano Veloso (che, in sintesi, racconta dell’abolizione della schiavitù in Brasile, datata 1888), sembra quasi naturale passare allo spartito di “Caterina”, brano italianissimo che, racconta la Mannoia, parla di un tipo di schiavitù più subdola, celata dietro altre cause. La voce, poi, riattraversa l’atlantico per intonare “Senza Paura”, traduzione di Sergio Bardotti di un vecchio testo di Vinícius de Moraes (“Sem Medo”), già utilizzato negli anni ottanta da Ornella Vanoni: che – per inciso – non fa parte di “Onda Tropicale”. E, immediatamente, si torna in Italia: tra le altre, è accorata l’interpretazione della fossatiana “C’è Tempo”, brano relativamente recente («Quando l’ho ascoltato per la prima volta, sapevo già che l’avrei cantato», ammette lei stessa) e molto energica appare la personalizzazione di “Dio E’ Morto”, canzone griffata Guccini che «ha quarant’anni, ma è ancora attualissima». Gli arrangiamenti sono calibratissimi, mai banali. Il sèguito, cioè la band, è di comprovata affidabilità. E, allora, si può sbarcare ancora in Sudamerica, provando a esprimersi (correttamente) in portoghese, con “Mama Africa” di Chico César, la consumatissima “Mas Que Nada” di Jorge Ben e l’altrettanta inflazionata “Sina” di Djavan (fa niente: qualche scelta è scontata, ma lo spessore artistico della Mannoia azzera ogni dubbio). E, infine, ci piace sottolineare la delicata performance di “Canzoni e Momenti”, tratta dall’opera di Milton Nascimento, uno dei momenti più intensi dell’intero concerto, vagamente imballato alla partenza, ma decollato (e poi esploso) abbastanza presto. Perché condito da voce, buon senso, concetti dosati e alta professionalità. Che, ancora una volta, riconosciamo ad un’artista pregiata, sicura di sé, affascinante. Con gratitudine.

Fiorella Mannoia (voce), Julian Mazzariello (piano), Marco Brioschi (tromba e flicorno), Bruno Giordana (fisarmonica e sassofono), Diego Borotti (sassofono e flauti), Massimo Fumanti (chitarre), Dario Deidda (basso), Elio Rivagli (batteria), Carlo Di Francesco (percussioni), Emanuela Gramaglia (cori) & Cristina Montanari (cori)
Ostuni (BR), Nuovo Foro Boario

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)