sabato 14 luglio 2007

Poesia di terra e sudore

Non solo Finardi. La Notte Bianca è infinita. Anche a Melpignano. Che non vuole (e, supponiamo, non può) dimenticare il suo dna, la sua anima popolare, il proprio orgoglio salentino, le sue tradizioni, il suo patrimonio griko, la sua storia, la sua musica. Il motivo stesso per cui il suo nome, da un po', ha saputo svincolarsi dalle ombre dell'incognito, accedendo nei salotti buoni della considerazione e nella lista delle destinazioni turistiche dell'estate pugliese. Malgrado gli orizzonti, scanditi dalla sete di spettacolo e da una manifestazione che non può trincerarsi - ma, anzi, deve concedersi - siano costretti ad aprirsi, dilatarsi. Come è giusto che sia. Però, il cuore della Grecìa Salentina batte ancora forte. E questo spicchio di Salento pretende che batta ancora forte, per sempre. Perciò, sul palcoscenico, la "musica noscia" si ritaglia il suo abbondante spazio, anche se la Notte della Taranta è ancora lontana un mese o poco più: sfuggendo, tuttavia, al cliché più classico. E impregnando la serata con un progetto dai contorni originali. Non solo per la scenografia di supporto (le animazioni che danzano sul dorso del Convento degli Agostiniani, la teatralizzazione di qualche passaggio musicale), ma - soprattutto - per i contenuti (talvolta picareschi, talvolta sofisticati) dell'intero spettacolo e per l'ambizione (dichiarata) di rapportarsi al repertorio. L'idea di «Canti, Cunti e Migrazioni», lavoro pensato e coordinato da Antonio Castrignanò, calimerese istrionico e menestrello di stampo antico, rievoca il gusto delle feste di piazza e, contemporaneamente, accosta la musica popolare ad una teatralità accentuata. Diramandosi, peraltro, in due direzioni, parallele e convergenti. La proposta è una riutilizzazione di brani già radicati nel territorio e tramandati oralmente (del resto, sarebbe impossibile comportarsi altrimenti), riarrangiati però nel rispetto della melodia originale. E, subito dopo, la creazione di un vero e proprio modello salentino, appoggiato sulla fortificazione della tradizione. Traducendo, attraverso la composizione di testi e musiche assolutamente originali, che tuttavia non stravolgano i concetti basilari e le fondamenta di queste sonorità. Cioè: ben venga la novità, ma recintata da paletti precisi. Nonostante, aggiungiamo noi, la presenza di strumenti di natura non propriamente popolare come il pianoforte (affidato a Marco Della Gatta) e alla batteria di Antonio Marra. Al di là delle intenzioni, comunque, dalla piazza di Melpignano esce un live vario e fresco, gravido di colori, suoni e - persino - magia. Dentro, poi, c'è il Salento di sempre: il Salento dei trainieri, delle ninna nanne, dei canti alla stira (quelli, cioè, realizzati senza l'apporto di strumenti: voce e basta), dei canti di lavoro, della nostalgia. E c'è tempo anche per uno sconfinamento nel Gargano, così come per un omaggio a Matteo Salvatore. Antonio Castrignanò (alla voce, al tamburello e alle percussioni, oltre che alla composizione) punta sull'effetto sonoro, sulla voce e la vocalizzazione. Arte, questa, vivacizzata dalle doti di Ninfa Giannuzzi, presenza adeguata e sostanziale. La musica si infonde con misura, come un frutto di un lavoro di cesello. Musica che, assicura Castrignanò, è «poesia di terra e sudore». Parole che la gente del Salento conosce e apprezza. Annuendo convinta, prima che arrivi Finardi.

Antonio Castrignanò (voce, tamburello e percussioni), Ninfa Giannuzzi (voce e violino), Marco Della Gatta (pianoforte), Francesco Congedo (contrabbasso), Rocco Nigro (fisarmonica), Valerio Daniele (chitarre), Antonio Marra (batteria) in concerto. Guest Luigi Chiriatti (tamburello e cori)
Melpignano (LE), piazzale antistante il Convento degli Agostiniani
Passeggiando Sotto la Luna - Notte Bianca 2007

(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)