domenica 3 dicembre 2006

O Rei do Bandolim

Taranto, talvolta, si risveglia da un torpore atavico e dilagante. E diventa la casa di un evento. Segno che la speranza va coltivata, sempre e comunque. E chi cerca live importanti, per l’occasione, deve ringraziare l’intuizione e l’offerta del Ramblas, un musiclub che si è ripromesso di organizzare anche qualche appuntamento di spessore specifico, utile a riscaldare le serate d’inverno. O, più segnatamente, Gianluca Guastella, che – supportato dal lavoro di Antonio Esperti - ha voluto sul palco di via Regina Margherita Hamilton de Hollanda, brasiliano di Rio traslocato giovanissimo a Brasília, re incontrastato del nuovo “choro”, stile musicale antecedente la bossa nova e a metà strada tra il dotto e il popolare, ed erede designato di Jacob do Bandolim. Che, dello “choro”, è stato interprete pregiato e anche punto di riferimento unanimemente riconosciuto per decenni. L’artista è un artista vero. E precocissimo: a cinque anni comincia a suonare il bandolim, che poi è il mandolino utilizzato in Brasile per proporre lo “choro”. Un mandolino che si accorda come un violino e che cambia la vita al ragazzo. Precoce anche a formare un gruppo musicale (un duo, il «Dois de Ouro», con il fratello, a undici anni) e a guadagnare titoli e ingaggi. Basta sentirlo, per capire il perché. E bastano pochi secondi, per scoprirne la tecnica altissima e la capacità forte di comunicazione. Per catturare la grande quantità di note e di suoni distribuiti con sette corde, squillanti e assolutamente autonome. Tanto da rendersi sufficienti senza accompagnamento. Perché, al «Ramblas», Hamilton de Hollanda si esibisce da solo. E, ovviamente, in acustico. Perché quel bandolim può fidarsi esclusivamente di se stesso, senza temere. E riempire la platea, plagiandola. L’artista è un artista geniale. Che, a trent’anni, usa lo strumento come potrebbe usare un’orchestra. Assicurando forma, corpo, sfumature. Il bandolim rincorre e si fa rincorrere, diventa incalzante, dirige ed esegue, è ritmo e passione, è il mezzo ed è il fine ultimo. Ed è anche percussione, quando serve: cassa armonica naturale, pronta a rispondere alle mani che battono sul legno, con sapienza. Il concerto è serrato, vivido, vissuto. E si sviluppa ben oltre i confini dello “choro”. Pescando avidamente nel contenitore infinito e variegato della MPB, la musica popolare brasiliana: “Samba do Avião”, ad esempio, è uno dei classici di Tom Jobim; “Feitiço da Vila” è una delle canzoni più intriganti dell’antico Noel Rosa; “Beatriz” è una delle saltuarie e felicissime produzioni a quattro mani di Chico Buarque de Hollanda e Edu Lobo; “Disparada” è musica sanguigna firmata da Geraldo Vandré, autore che Italia non dice nulla, ma che nel Brasile dei militari e della dittatura si è ritagliato un’angolo di notorietà, molte torture fisiche e irreparabili guai personali. Non solo: Hamilton cerca stimoli nell’Argentina di Astor Piazzolla, con la versione di “Adiós Nonino”, e nel repertorio di Andrea Morriconi, con “Tema d’Amore”. Solidificando quel processo di apertura del proprio cammino artistico, che l’ha condotto (e lo sta tuttora conducendo) a collaborazioni differenti: ultima, ma solo cronologicamente, quella con Hermeto Pascoal. Che, del ragazzo con il bandolim, racconta: «E’ un musicista nato con una dote: tutto è facile, per lui. E, anche se viene dalla scuola di Jacob do Bandolim, va al di là dei confini della musica tradizionale, proponendo un rinnovamento dello “choro”». Particolari, questi, che peraltro non cancellano il valore simbolico del prologo del live, cioè l’esibizione di Federico Di Viesto e Giovanni De Palma, chitarristi e – soprattutto - mandolinisti di San Vito dei Normanni, più saldamente ancorati al concetto di musica dichiaratamente popolare, forte e saporosa come la terra di Puglia. Protagonisti più oscuri, virtuosi di provincia: orgogliosi di quel “Conte di Lussemburgo” che, nell’ottocento, era considerata la serenata più efficace. Memorie storiche di polke e romanze che sopravvivono ancora, testimonianze di resistente cultura contadina. Lontane dallo “choro” e dalle sue evoluzioni: eppure così accattivanti. Testimonianze irriducibili, con una propria storia, poggiata in un altro continente: ma, se ci pensate bene, più vicina all’altra di quanto possa apparire.

Hamilton de Hollanda (bandolim)
Taranto, Ramblas Musiclub
Non So(u)l Jazz

(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)