venerdì 2 agosto 2013

Ma adeguarsi tocca a tutti

E' il momento di parlarne. O, almeno, è il momento che qualcuno lo faccia. Pur riconoscendo, sin da ora e per sempre, il merito di voler e saper rischiare a quanti - e, oggi, in Puglia, sono pochi - continuano a consumare tempo, energie e - in certi casi - anche risorse personali nell'organizzazione di eventi musicali rigorosamente dal vivo. E, magari, pure di buona (oppure ottima) qualità. Che non è cosa da poco: garantiamo. Dunque: l'epoca nostra è quella che è. Insicura, zoppicante. I concerti costano (cachet, Siae, agibilità, service, vitto, alloggio, varie ed eventuali). Gli artisti, come tutti, annaspano e non concedono troppi sconti sul prezzo: a meno che il livello qualitativo non scada: e, allora, è un altro discorso. Il pubblico circola di meno e, ad ogni modo, pensa tre o quattro volte, prima di spendere, se c'è da spendere. E, comunque sia, si è un po' troppo colpevolmente abituato alle situazioni di secondo e terz'ordine. Preferendo i richiami delle situazioni  facili e un po' nazionalpopolari: dimenticando che la musica e lo spettacolo viaggiano su binari paralleli. Che, talvolta, possono pure confluire: molto difficilmente, però. Infine, i gestori dei club e dei locali, ma anche gli organizzatori di professione e pure gli amministratori locali soffrono il momento (congiunturale, si dice adesso) e, di conseguenza, propongono poco. Molto meno di una volta. Persino tra lo Jonio e l'Adriatico. Anche se questo angolo di Italia resta enclave felice: altrove, non esiste la stessa quantità di offerta musicale che si incontra per le piazze e per le location - pubbliche e private - delle sei province pugliesi. In inverno e in estate. Dicevamo: il fenomeno, ultimamente, si è lentamente affievolito. In due parole, quantitativamente parlando, non si suona come in passato. Ce ne siamo accorti nel duemiladodici. E il duemilatredici avvalora certe sensazioni. In pratica, diversi contenitori interessanti, rassegne anche robuste e molte programmazioni cittadine sono velocemente evaporate nella recessione. Eppure, qualcosa resiste. Rimane sul campo. Ecco il problema, però: chi organizza non presta attenzione (o bada poco) al calendario. Cioè: nel raggio di pochi chilometri, il meglio viene concentrato nel fine di ogni settimana. Possibilmente della seconda metà di luglio e nella prima parte di agosto. Prima del week-end, invece, poche proposte. E, a fronte di un giugno assai povero (Fasano Jazz e Bari in Jazz a parte) e di una prima decade di luglio decisamente anonima, tutto si accavalla nelle stesse ore. Prendiamo il caso di sabato e domenica scorsi: ecco a Ceglie l'Open Jazz Festival, Aperti per Ferie a Francavilla Fon tana, ma anche il Locus di Locorotondo. Senza dimenticare altri eventi in contemporanea: tutti nello stesso comprensorio. Oppure, soffermiamoci su quello che accadrà tra oggi e dopodomani: ancora Locus Festival a Locorotondo, poi Experimenta a Polignano, Voce dal Ponte a Monopoli, Dirockato Fest ancora a Monopoli, Pjazza Palmieri sempre a Monopoli, Arte Franca a Martina (Beat Onto Jazz e il Locomotive Festival di Sogliano Cavour sono territorialmente più lontani come Orsara Jazz e, allora, ci può stare). E, probabilmente, dimentichiamo qualche altra cosa. Ovviamente, sono solo due esempi: succede così anche in altri comprensori pugliesi, lo sappiamo. Basta cercare nella rete, informarsi. Vero: il centro dell'estate è questo. E chi organizza vuole scansare sorprese: e intascare il sold out garantito. Del resto, a casa ci rimangono in pochi. E la Puglia è grande. Dunque, c'è spazio per chiunque. Anche in pochi chilometri di asfalto. Ma, così, il movimento musicale pugliese ne esce alla lunga infiacchito, svilito. E si nega la possibilità di soddisfare gli appassionati sprovvisti del dono dell'ubiquità. Che, invece, andrebbero incoraggiati e premiati: solo per il fatto che, in fondo, sono il motore che permette all'ingranaggio di muoversi. Soprattutto quando le belle giornate si esauriscono, la folla si riduce e, perciò, serve la militanza storica. In sintesi: sta circolando poca musica di spessore vero. Se, poi, le poche offerte di autentica qualità si sovrappongono, finiamo per raccontare della sconfitta di tutti. O, se non altro, di chi organizza e di chi ascolta. Eppure, conosciamo in anticipo molti cartelloni: e formulare una programmazione ad incastro non è affatto impossibile. Anzi, sarebbe saggio. Basterebbe un minimo di buona volontà, di managerialità, di buon senso. E di umiltà, se ci permettete. Perchè l'impressione è che, sotto, non sgomitino pressapochismo o sciatteria. No, c'è altro. Ci preoccupa di più il pericolo che arriva dalla presunzione. Cioè: quello che organizzo io è meglio di quanto possano fare altri. Che si adeguino. Invece, adeguarsi tocca a tutti, nessuno escluso.