martedì 2 agosto 2011

Paula Morelenbaum e quella bossa di sempre


L’ultima volta passò dal Jazle di Lecce, otto anni addietro. Accompagnando Paulo e Daniel, discendenti diretti della dinastia Jobim. Ma Paula Morelenbaum, in Puglia, alla fine ci è tornata: questa volta da band leader, a Conversano, in una piazza Battisti decisamente popolata. Portandosi dietro il suo gruppo, che peraltro non riesce mai ad impossessarsi pienamente del palcoscenico: il misuratissimo David Milman al piano e alla tastiera, Lancaster Lopes al basso e Rick De La Torre, un gaúcho dal nome spagnolo, alla batteria. E costituendo, al pari della voce nera di Mario Biondi, la proposta più suggestiva dell’intera estate conversanese. La vocalist carioca, primo ospite della rassegna Autori (targata per il terzo anno di seguito dall’associazione Insolisuoni) e di A Corte d'Estate, il contenitore coordinato dall’amministrazione comunale, è anche la chiave che apre una trilogia dal tema “Il Samba Balla col Tango“ (prossimamente, il palco sarà affidato prima a Carlot-ta e poi alle note sudamericane di Mangalavite e Girotto e alla verve recitativa di Peppe Servillo). Ma resta, soprattutto, un nome di rilievo assoluto nel proprio Paese: se non altro, per aver interpretato e accompagnato per diverso tempo Tom Jobim.
Regina Paula Martins, quarantanovenne, meglio conosciuta con il cognome ereditato dal marito Jacques Morelenbaum, uno dei monumenti della musica brasiliana degli ultimi vent’anni (il violoncellista ha interagito con gente come Buarque, Veloso e Sakamoto e gode di stima incondizionata, nell’ambiente) arriva in Italia per presentare Telecoteco, il suo ultimo lavoro discografico che si muove tra samba-canção e funky, scolpito da testi molto leggeri e da atmosfere decisamente lounge, ben diverse dal calore della bossa che, poi, le ha regalato in passato visibilità e popolarità. L’approccio al concerto, del resto, sembra cavalcare il momento musicale che sta animando il Brasile, ultimamente assai attratto da arrangiamenti un po’ freddi e anche dalla corsa alla rivisitazione di vecchi successi (è il caso di "O Samba e o Tango", un motivo lanciato da Carmen Miranda prima della metà del secolo scorso e recentemente riscoperto da Caestano Veloso, oppure di "Tomara", un testo che Vinicius De Moraes lasciò cantare a Marília Medalha negli anni settanta, oppure di un samba enredo degli anni quaranta). Ben presto, però, il live scivola su binari più morbidi e classici, ma anche in un repertorio che cerca ostinatamente consensi, vantando più facilità di comprensione e digestione.
Così, una versione senza troppa identità di "Manhã de Carnaval" precede la più convincente e raffinata "Tarde em Itapoã" e una sequenza di brani ("Águas de Março", "Você e Eu", "Mas Que Nada", "Canto de Ossanha", "O Nosso Amor", "Ela E’ Carioca", "Água de Beber") francamente didascalici. Detto tra noi, ci saremmo aspettati qualcosa in più, cioè qualcosa di diverso, di meno prevedibile, di meno ovvio. Non il solito compitino, ecco. Magari, altri titoli come le meno sfruttate "Samba de Orly" e "Luar e Madrugada", una composizione del giovane Jobim. Così come ci saremmo aspettati una Morelenbaum più coinvolgente e più coinvolta. Diremmo, quasi, più convinta. O, se preferite, più penetrante. Ma tant’è: alla gente basta e avanza, come testimonia la soddisfazione in platea. Avranno ragione loro, evidentemente. Anche se, a noi, resta un senso vago di incompiutezza, di delusione. Ma anche la reatà di un’esibizione che sembra appositamente confezionata per il pubblico italiano. O, peggio ancora, per un pubblico un po’ distratto, che si accontenta di una scaletta ricca di luoghi comuni.

Paula Morelenbaum (voce), David Milman (pianoforte e tastiera), Lancaster Lopes (basso) & Rick De La Torre (batteria)
Conversano (BA), piazza Cesare Battisti
Autori – A Corte d’Estate 2011