lunedì 31 gennaio 2011

Uhuru Wetu, aria di Giamaica. E di Africa


Infine, il progetto diventa disco. Dopo aver percorso una strada impegnativa. Parto di lunga attesa, verrebbe da dire: per le ordinarie difficoltà di reperimento di una etichetta che assicuri nel contempo una distribuzione soddisfacente e per altri dettagli della quotidianità. Camillo Pace e Connie Valentini, più o meno tre anni dopo la presentazione ufficiale del lavoro, comunque riebolarato e modellato nel tempo, presentano Uhuru Wetu, cioè la musica e il verbo di Bob Marley rivisitati in jazz. Progetto, appunto, portato un po’ dovunque, dal vivo, per mesi interi. E, adesso, condensato in otto tracce griffate Koinè, una label di Dodicilune (bella la copertina e suggestive le foto che la disegnano: una prerogativa dell’etichetta di Gabriele Rampino).
Ma il disco, in realtà, va oltre. Nel senso che arricchisce l’idea di partenza, pensata per una situazione di duo (voce, quella di Connie, e contrabbasso, quello di Camillo), e – proprio per questo – sufficientemente stimolante da accattivare simpatie. Infatti, le emozioni di una soluzione, passateci il vocabolo, minimalista (contrabbasso e voce da soli, senza orchestrazione, devono faticare tanto e bene, sottolineamolo) si aprono, in sala di registrazione, ad altri strumenti e altri artisti, che ruotano attorno al nucleo di base: ecco, allora, il romagnolo Marco Tamburini, uno dei più apprezzati trombettisti della penisola, il sax soprano di Roberto Ottaviano, la chitarra del barese Nando Di Modugno, le percussioni di Pippo “Ark” D’Ambrosio, le voci afro di Nyamal Anthony Mukoko e Likono Alexaner Ashivaka, oltre alla tromba modificata di Vincenzo Deluci, sfortunatissimo musicista di casa nostra che torna a registrare in studio dopo aver recentemente riallacciato i contatti con l’universo musicale (suo il marchio sulla versione di “No Woman no Cry”).
Il prodotto finale, cioè, toglie qualcosa all’originalità, ma acquista in visibilità o, se preferite, in commerciabilità: un dato piacevole per l’etichetta e, ovviamente, anche per i protagonisti. E meno, magari, per chi preferisce apprezzare la progettualità, nel senso più stretto del termine. Amarezza, peraltro, prontamente liofilizzata dalle dinamiche e dalla fluidità del disco, ma anche dalla puntualità e dall’attendibilità del sound. Oltre che dalla completezza dei musicisti chiamati a collaborare. I quarantadue minuti dell’album (realizzato nel duemilanove al Sorriso Studio di Tommy Cavalieri, a Bari, e completamente arrangiato da Camillo Pace) sono, in verità, un omaggio all’indimenticato artista giamaicano, ma anche un tributo sentitissimo all’Africa, continente a cui il contrabbassista martinese è solidamente ed emotivamente legato, da anni. Come testimoniano, del resto, alcune note di copertine affidate a Reuben Kanake, missionario in Tanzania e amico personale di Pace. Che è poi autore dell’unico pezzo originale, il delicatissimo “Il Volo dell’Angelo”, interpretato in italiano, che si aggiunge ad “I Shot the Sheriff”, “Get Up Stund Up”, “One Love”, “People Get Ready”, “Jumming” e “Redemption Song” di Marley, alla mitica“No Woman No Cry” di Vincent Ford e ad “Hallelujah” di Leonard Cohen.

Connie Valentini (voce), Camillo Pace (contrabbasso), Marco Tamburini (tromba), Vincenzo Deluci (tromba), Roberto Ottaviano (sax soprano), Nando Di Modugno (chitarra), Pippo “Ark” D’Ambrosio (percussioni), Nyamal Anthony Mukoko (voce) & Likono Alexaner Ashivaka (voce)

Uhuru Wetu – The Music of Bob Marley (Koinè - Dodicilune, dicembre 2010)