venerdì 12 ottobre 2007

Coraggiosa Ondina

Napoletana vera, spontanea, estroversa. Fuori dal palcoscenico, Ondina Sannino è vivace, frizzantina. E, davanti al microfono, sa essere anche intrigante. Senza aggrapparsi alla prestanza della voce. No, non possiede voce potente, Ondina. Ma la sua voce sa avvolgere il brano, accompagnarlo: e sa modellarsi su di esso. Non ci sono forzature, ma molte sfumature. Forse, la sua musica non folgora e non rapisce immediatamente. Ma va pedinata e scoperta con calma, ascoltandola. E poi la voce porta in dote lo scat, quella vocalizzazione di sillabe senza senso compiuto che è uno dei suoi marchi distintivi. Che fa tanto jazz, quello di cinquant'anni fa. E che fa tanta atmosfera, senza però apparire anacronistico: perché reinventato sulla base di sonorità attualissime, come le sole percussioni di accompagnamento. E, comunque, perché sistemato in un tessuto sonoro adattato ai tempi. Malgrado il live presentato a Locorotondo dalla Sannino (anzi, dal suo settetto) abbia duplicato le note di Wayne Shorter e, dunque, una fetta del suo mondo musicale, galleggiato tra gli anni sessanta e quelli settanta del novecento.E sì: la seconda proposta di "Antiphonae Jazz 2007" è un omaggio (a Shorter, appunto) senza divagazioni, espressamente confezionato - già tre anni addietro - da un disco che, adesso, Ondina Sannino e il pianista Riccardo Di Stasi hanno avuto il piacere di presentare al pubblico di questa porzione di Puglia. Un disco generato, almeno in parte, con nomi diversi (in sala di registrazione c'erano Fabrizio Bosso alla tromba, Stefano Calcagno al trombone e Giuseppe La Pusata alla batteria; dal vivo si esibiscono Marco Sannini, Lello Carotenuto e Gaetano Fasano), che non si limita a trasportare gli spartiti e a rischiare gli arrangiamenti (firmati Di Stasi). Andando, invece, oltre. Perché il progetto è proprio questo: «Abbiamo selezionato una certa quantità di composizioni - ammette la Sannino - e formato il gruppo. Poi, mi sono preoccupata di scrivere dei testi che si inserissero nel contesto e che, dunque, sono un arricchimento postumo. E' stata una sfida. Difficile». Una sfida, esatto. Vinta con un pizzico di fascino (della Sannino: un fascino informale, non imbalsamato), con una sezione di fiati tosta (i già citati Lello Carotenuto e Marco Sannini e Giulio Martino), una batteria robusta (Fasano si fa sentire e, sonoramente, incide), un contrabbassista di indubbie e accertate qualità (Aldo Vigorito) e il coordinamento di un entuasiasta (e divertito) Di Stasi. Tutti centrifugati in un concerto dai tratti spesso marcati ma, a volte, delicati, che non rinuncia a dispensare immagini e colori. Immagini e colori disposti a sottolineare l'originalità della scrittura di Shorter. «Quell'originalità che mi ha conquistato», sussurra Ondina, di rosso vestita, napoletana di Castellammare che arriva dalla musica popolare, coltivata in tempi ormai lontani, vivace e sopantenea, estroversa e frizzantina, informalmente affascinante. E, evidentemente, anche coraggiosa.

Ondina Sannino (voce), Riccardo Di Stasi (pianoforte e trastiere), Marco Sannini (tromba), Giulio Martino (sax tenore e sax soprano), Lello Carotenuto (trombone), Aldo Vigorito (contrabbasso) & Gaetano Fasano (batteria e percussioni) in "Homage to Wayne Shorter"
Locorotondo (BA), Auditorium Comunale
Antiphonae Jazz 2007

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)