venerdì 29 settembre 2006

Ritmi senza confini

Dall’Esquilino, con ritmo. Mescolando note, stili, culture e linguaggi. Ma proponendosi con una musica comune, priva di schemi. E di confini. L’Orchestra di Piazza Vittorio è un laboratorio perenne, in formazione ed evoluzione costanti. Sedici musicisti (variabili, come il numero), prodotto di undici paesi diversi (dall’Italia all’Ungheria, da Cuba all’Ecuador, dagli Stati Uniti al Senegal, dal Brasile e dall’Argentina alla Tunisia): pronti ad autofinanziarsi per ritrovarsi, esibirsi e, magari, garantirsi il permesso di soggiorno. Roma (anzi, piazza Vittorio, incrocio autentico di uomini e razze: all’Esquilino, appunto) li accoglie. Mario Tronco, pianista degli Avion Travel, li raccoglie e li coordina. E, sul palco, li dirige. «Facciamo del meticciato la nostra poetica», dice. Ironia, ma anche progetti di integrazione, non solo musicale. Puntualmente esportati sulle altre piazze d’Italia. O, come accaduto a Bari, all’interno della Fiera del Levante e, più precisamente, di «Mediterre 2006», fiera dei parchi del Mediterraneo e contenitore attento al concetto di avvicinamento di popoli e identità diverse. Il sound è composito, anarchico. Sonorità molteplici si fondono e confondono: il pop abbraccia le tonalità arabeggianti, il rock si unisce alle atmosfere sudamericane, il mambo è sparato immediatamente prima di quelle indiane. Sì, sparato: perché il ritmo è sempre ben sostenuto, corposo, presente. Trascinante. E impastato di improvvisazione, puntuale e abbondante. Eppure, il repertorio cambia spesso. «Perché qualcuno, prima o poi, ci lascia. Anzi, deve lasciarci. I permessi di soggiorno sono veramente un problema e c’è chi deve necesseriamente rientrare in patria. E, con lui, si disperde anche una parte del patrimonio che ci ha portato in dote». Mario Tronco deve navigare anche nel mezzo dell’incertezza. Pur sapendo che la precarietà è uno dei motori dell’ensemble. Che, intanto, ha ispirato una pellicola («L’Orchestra di Piazza Vittorio», regia di Agostino Ferrante), documentario presentato all’ultimo Festival Internazionale di Locarno già in distribuzione in alcune sale cinematografiche italiane (a Bari, ad esempio, è già passato). Ovviamente, si parla di immigrazioni ed emigrazioni, ma anche e soprattutto di musica. La musica partorita in Piazza Vittorio e perfettamente inseritasi nel programma di «Mediterre», che per la quarta edizione ha saputo riunire anche l’algerino Khaled, i Radiodervish, Les Tambours du Bronx, Nando Citarella & i Tamburi del Vesuvio e l’Orchestra di Nazareth, formazione composta da israeliani, arabi musulmani e cattolici. Nonostante i venti di guerra, frequenti e impetuosi.

L’Orchestra di Piazza Vittorio diretta da Mario Tronco
Bari, Fiera del Levante
Mediterre 2006

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)