martedì 29 maggio 2012

Rangel e Bosso, due vecchie conoscenze




Márcio Rangel non dimentica la Puglia. E, spesso, si fa rivedere. Il mancino di Mossoró e la sua chitarra capovolta sono ospiti ormai abituali dei club di casa nostra. All'Engine di Martina, peraltro, il ragazzo si è già esibito, un paio di stagioni addietro. Questa volta, però, la compagnia è diversa. Anzi, è diverso l'altro cinquanta per cento dell'evento. La serata, cioè, è a doppia trazione: e il nome che lo accompagna è di quelli che, da solo, garantisce il sold out, sempre. Fabrizio Bosso non necessita di presentazioni e neppure di frasi gonfie di retorica. E poi, a questo punto, lo conoscono proprio tutti. Jazzisti e non. Non solo perchè tra lo Jonio e l'Adriatico ci ha anche vissuto, per un po'. Non solo perchè, da queste contrade, ci passa sempre più spesso, con progetti e artisti diversi (Sergio Cammariere, Barbara Casini, Irio De Paula, orchestre sinfoniche varie, Luciano Biondini e qualcun altro di cui ci stiamo sicuramente dimenticando), oppure affiancando gente come Gaetano Partipilo, uno degli enfant prodige di questa terra. Ma anche e soprattutto perchè la televisione e, in particolare, il palcoscenico di Sanremo (dove, proprio ultimamente, è tornato ad esibirsi) restano un veicolo promozionale che non teme concorrenza alcuna.
Duo insolito, magari: ma ormai rodato da tanti live sparpagliati ovunque, per la penisola. E forgiatosi attorno alle note della musica popolare brasiliana che Márcio Rangel Jales De Miranda ha importato, senza dimenticare di concedersi spazi per la produzione propria. Il repertorio, appunto, è una miscela di composizioni originali dell'artista nordestino, assolutamente a proprio agio quando può eseguire se stesso, liberando la sua possente impronta musicale, e di standard notissimi al grande pubblico (che, indubbiamente, finiscono per limitare e stringere la sua verve). L'approccio al live fluttua tra xaxado e samba, due ritmi diversi che riescono, però, a sottolineare la versalità interpretativa del chitarrista, ormai adottato dall'Italia e, specificamente, dalla Toscana, dove risiede da un po' di anni. Due pezzi senza accompagnamento e, quindi, sale sul palco Bosso, solido sulla propria arroganza tecnica, talvolta irridente nella sua accademia. Lo spirito latino di "Triste", di "Só Danço Samba" e di altri titoli si incrocia così con fraseggi be bop, oppure con dinamiche blues, lasciando terreno aperto agli istinti che sorgono sul momento ai protagonisti. Ma, lo ripetiamo, i passaggi più alti e più intensi scorrono sulle note di pezzi come "Jogada de Bola" (un omaggio di Márcio Rangel a Mané Garrincha, leggenda in dribbling del Botafogo e della Seleção), "Dois Amores" («Due amori: per la vita e per la musica», chiosa con sorriso impertinente il brasiliano) e, soprattutto, "Arena", un tributo alla Spagna e ai suoi chitarristi. Certo, lo sappiamo: il pubblico preferisce sempre ascoltare quello che già conosce e in tanti, ne siamo consapevoli, non concorderanno : però, la nostra opinione è questa e tanto basta.
Il concerto si esaurisce, dunque, nella leggerezza di una parata nel mezzo della platea: un trucco antico, ma sempre gradito da chi ascolta e assiste, per salutarsi e - soprattutto - per chiudere la terza rassegna del club martinese pilotato da Michele Lillo e Roberto Liuzzi, che anche quest'anno ha voluto coniugare esperienze e stili musicali differenti tra loro. Con la promessa di riprovarci anche dopo l'estate: che, di per sè, non è un fatto per nulla scontato, di questi tempi. In cui, pure a queste latitudini, parecchi gestori sono costretti a chiudere le porte alla musica dal vivo, per meri motivi economici. Quelli che dettano le condizioni e, sempre più spesso, le agende.

Márcio Rangel (chitarra) & Fabrizio Bosso (tromba)
Martina Franca (TA), Engine Club