domenica 21 ottobre 2007

Dischi - Seven (Massimo Carrieri)

Massimo Carrieri è martinese, ha trentatre anni e qualcosa da dire. E da dare. Con la musica. Con composizioni corpose. Di quelle che lasciano trasparire il lavoro che esiste alla base, nelle fondamenta. E' un autore giovane, ma sufficientemente navigato. Eppure, sgambettato dalla scarsa visibilità: sin qui. Perché assorbito da studi lunghi (di arrangiamento e orchestrazione, con Luís Bacalov), in Italia e anche all'estero (al Berkler College of Music di Boston, per esempio). Perché il ritorno alle origini (la Puglia, appunto) è un avvenimento ancora abbastanza giovane. Perché il pianismo contemporaneo è una zona ancora di frontiera: non è musica classica e non è neppure jazz o altro: e, allora, gli spazi per esprimersi si affievoliscono. Perché la materia è complessa: e poi possiede già i suoi miti, quei nomi e cognomi rampanti che un po' tutti conoscono e cominciano ad amare. E che, magari, prima o poi, apriranno la strada a chi è arrivato dopo, cronologicamente parlando. Massimo Carrieri è un compositore discretamente eclettico. Dentro la sua musica sgomitano impegno e intuizioni. Ma la sua carta d'identità è tuttora sconosciuta ad un pubblico più vasto. Anche a queste latitudini: che, alla fine, sono anche le sue. Malgrado abbia scritto pure per Antonella Ruggero. E nonostante si siano avvicinati alla sua fonte Nico Morelli o Massimiliano Pitocco, uno dei principi del bandoneón in Italia. Perché, forse, mancava un disco a suo nome, chissà. E la pubblicità è il motore del commercio: anche in campo musicale. Quel disco, però, ad ottobre dell'anno duemilasette è infine arrivato. E regolarmente presentato nel decentrato, ma accoglientissimo (e raffinato) Caffè Letterario Altrove di Crispiano: uno di quei posti di un tempo che escono dall'album dei ricordi o da quello delle nostalgie. Le nostalgie di un luogo che non si è mai creduto potesse esistere davvero, in questa Puglia di contraddzioni infinite. Dove la differenza è dentro l'atmosfera, nei soffitti affrescati o sul pavimento di quelle case di una volta. E parentesi chiusa. Il disco è "Seven", cioè "Sette", praticamente autoprodotto, partorito e gestito con calma e con cura, nel tempo. "Sette", perché sette sono le tracce - tutte ben strutturate - che lo assemblano. «Sette anche perché - confida l'autore - quello è il numero che mi accompagna da sempre in tutte le date importanti. E anche perché il lavoro è stato ultimato nel 2007: proprio quando, alla settima composizione, mi sono accorto di dover confezionare il prodotto. Di più: sette tracce con sette quadri distinti e, quindi, sette significati differenti». Album intimista e, sicuramente, anche molto intimo, "Seven" affonda le radici nella classica contemporanea e nasconde una storia suggestiva: «Esatto: è stato interamente registrato all'interno dell'Istituto di Meditazione e Preghiera "Le Sorgenti", tra Lecce e Novoli. Per scelta, la mia. Un giorno ci passai davanti e mi affascinò l'archiettura da castello medievale. Poi, è passato del tempo. Successivamente, a spartiti completati, volevo evitare la freddezza di uno studio di registrazione e la routine dei tecnici. Mi ricordai di quel luogo: ci sono rimasto cinque giorni, da solo. C'ero io e la strumentazione appositamente trasportata sin lì per autoregistrarmi: bastava premere un pulsante e suonare». Massimo Carrieri esegue quello che scrive, senza abbandonarsi all'improvvisazione. Che non fa parte, almeno per adesso, dei suoi progetti. Proprio perché il progetto è scrivere. «E, in effetti, scrivo da tempo. Sono arrivato alla registrazione tardi. Ma gran parte dei brani sono stati ideati nel periodo in cui studiavo e vivevo lontano da Martina, dove sono tornato due anni fa. "Romance", per esempio, è una composizione del 2000. Solo "Alba a Leuca" è abbastanza recente». E neppure il jazz rientra ancora nel progetto. «Anche se - continua - l'interesse con il jazz bianco, peraltro scoccato non più tardi due anni addietro, abbia contribuito a formarmi. Quelle note, non lo nego, mi attirano: ma non sono un jazzista. Scrivere jazz è un'altra cosa, occorrono altre logiche per farlo». E, scavando, neppure il mercato discografico è una priorità: «Assolutamente. "Seven" non nasce con pretese commerciali, ma per il desiderio di comunicare». Chapeau, maestro Carrieri. Il disco merita il successo. Se non altro, per le parole spese. Quelle che non tutti osano spendere. Perché il mercato pretende personaggi, prima di tutto. Abili ad autopromuoversi, soprattutto. Perché, oggi, apparire è sempre più conveniente di essere. E la regola non scritta recluta regolarmente soldati sempre più numerosi. Ma noi, in fondo, siamo inguaribili romantici: e attendiamo ancora fiduciosi il momento in cui l'apparenza mostrerà l'inganno.

Seven (autoprodotto, 2007)
Massimo Carrieri (pianoforte)

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)