sabato 7 gennaio 2012

Il piano divertito di Minafra


La Fiamma e il Cristallo e Surprise, in realtà, sono due produzioni che vantano già estati e inverni di collaudo e radicamento, diverse presentazioni ufficiali e varie proposte dal vivo, anche ben oltre i confini nazionali. Ma Livio Minafra, ormai ex enfant prodige della musica creativa di casa nostra (gli anni passano pure per lui), ripropone il proprio repertorio abbastanza spesso, ad intervalli regolari. Come, ad esempio, all'interno dell'ex Convento dei Domenicani di Bitetto, dove la locale amministrazione comunale ha approntato una serie di serate dedicate ad artisti di diversa estrazione stilistica, ma strettamente legati a questo territorio. Peraltro, il ragazzo di Ruvo, figlio d'arte con idee e sufficiente ironia per confezionarsi da solo il proprio cammino, al piano e, soprattutto, sulle note degli spartiti dei suoi due lavori (l'ultimo è datato duemilaotto) si diverte ancora. E anche parecchio. Nè fa molto per per nasconderlo. Surprise prima e La Fiamma e il Cristallo poi sono, del resto, progetti ponderati, ma non ponderosi: leggeri nella forma, seppur sostanziosi nei contenuti. Più che progetti, anzi, uno svago. Meglio, la sua personale stanza dei giochi, il suo contenitore privato di sogni, speranze, certezze e ricordi.
Dentro, c'è di tutto un po'. Quello che scivola dagli anni del conservatorio, quello che schizza dalle esperienze di palco e di vita (la lunga militanza al fianco della Municipale Balcanica, oppure il lavoro di sponda consumato ai fianchi della MinAfric Orchestra del padre, il trombettista Pino Minafra, oppure la golosa partecipazione al progetto comune dei Radiodervish e della Banda di Sannicandro), quello che sgorga nell'incrocio tra istinto e talento. E all'incrocio tra il jazz, le tonalità contemporanee e i ritmi più popolari. Il live, oltre tutto, è scanzonato e vagamente irriverente. Irriverente di una sfacciataggine candida, fedele al personaggio e al carattere di un autore cresciuto in fretta, con la curiosità di inseguire mondi e direzioni differenti, di tracciare diversi orizzonti. Ora con il pianoforte, ora dietro la fisarmonica. Comunque, senza fissare paletti e limiti, a rimorchio dell'improvvisazione. E, appunto, della creatività. Scanzonato, irriverente e, ci ripetiamo, divertito: e non solo per la coreografia (cd sparpagliati per terra, pupazzi, strumenti giocattolo, buste di plastica: tutto materiale che, prima o poi, finirà sulla cordiera del piano, alterando le tonalità, giocando sulle corde e sulle percezioni sonore).
Il concerto scorre con agilità, sfruttando la rodata capacità di comunicazione di questo quasi trentenne estroverso, già insignito nel 2005, 2008 e 2011 delle medaglie dal referendum Top Jazz. Anche lo strumento, un pianoforte del 1956, fa la propria parte. «Giannini non lo ha utilizzato per vent'anni, tenendolo chiuso nel suo magazzino di Bari. E' perfetto, nella sua imperfezione: chi suona, lo definirebbe duro. E lo è, effettivamente: tutto legno, ma è legno vivo. Unico, proprio perchè costretto al silenzio per tanto tempo». "La Danza dello Zefiro", il primo pezzo, possiede atmosfere più fredde. "Cerbiatto", invece, ha più colori. Poi, sorge il caos dei rintocchi senza sincronia di "Campane", l'omaggio ai ragazzi di Atella, un centro di Lucania, "La Pioggerellina di Bogotá", "La Danza del Vulcano" e, infine, la vivacissima "Bulgaria", con cui Minafra si è guadagnato il Top Jazz 2008. «Sono gli stessi brani che eseguo da dieci anni: ma, ogni volta, è un'esecuzione diversa, influenzata dai luoghi, dalle situazioni contingenti, dal concetto di improvvisazione. Non sono completamente scritti: so da dove si comincia, ma non quando si arriva. Provando a metterci di tutto, perchè noi tutti siamo la somma di tante cose. Per la necessità di doverci guardare indietro e, contemporaneamente, di guardare avanti». Conservando molto buon umore. E strappando un sorriso.

Livio Minafra (pianoforte)
Bitetto (BA), Sala Comunale dell'ex Convento dei Domenicani
Stagione Musicale 2012