domenica 29 ottobre 2006
L'opera prima di Tenneriello
Leo Tenneriello (voce), Marco Nuzzo (voce), Marcello Ingrosso (tastiera), Egidio Maggio (chitarre), Tonino Semeraro (sassofono, fisarmonica e tamburello)
Novoli (LE), Saletta della Cultura “Gregorio Vetrugno”
Tele e Ragnatele 2006
(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)
sabato 28 ottobre 2006
Tra i Balcani e il jazz
La seconda vita di Antiphonae abita a Locorotondo, nella raccolta – ed evidentemente più accogliente – cornice dell’Auditorium comunale. E sì, perché il punto della questione (o della discordia) era la casa. E i suoi affittuari. Il fatto è più o meno universalmente conosciuto: la rassegna jazzistica più longeva e interessante della provincia di Taranto si trasferisce. Anzi, emigra. Da Martina Franca, per sette edizioni sede tradizionale di un cartellone talvolta persino importante. Emigra: trascinando attriti, disguidi, incomprensioni e qualche spicciolo di polemica. Leggera, ma anche risentita. Consumando, di fatto, quella che era sembrata una minaccia. E che, invece, adesso è diventata realtà. Dunque: c’è un nuovo direttivo, quello dell’Associazione Antiphonae, creatice della kermesse, edificato sulle macerie del precedente, scioltosi polemicamente lo scorso inverno: se Martina non ci segue e l’Amministrazione Comunale non ci ama – dissero i protagonisti - abbassiamo la saracinesca. C’è un nuovo presidente (Caterina Mutinati invece di Pasquale Mega) e c’è una nuova piazza (oltre provincia, appena sei chilometri più in là, dove si sono concentrate più attenzioni e qualche aiuto economico e logistico, particolarmente gradito). E c’è, ovviamente, anche un nuovo programma: più limitato (la recessione, del resto, non si cancella facilmente, neppure cambiando indirizzo), eppure dignitosissimo. E, complessivamente, godibile: malgrado qualche nome - Javier Girotto, ad esempio - già visto e ascoltato la scorsa stagione (cambia, però, il progetto) e nonostante il massiccio impiego (ma chi ha detto che possa rappresentare un problema?) di musicisti pugliesi. Ai quali, peraltro, in passato la rassegna non ha mai fatto mancare il sostegno, cioè la visibilità e il cachet. E, allora, la prima pietra miliare dell’esilio di Antiphonae, ancora saldamente martinese nelle sue radici e nella composizione del direttivo, si chiama Talea. Il gruppo, ultimamente riemerso sui palcoscenici dopo il debutto (positivo) di qualche anno addietro e un periodo contraddistinto da una minore frequenza concertistica, apre un cammino che, di qui a dicembre, sarà percorso anche da Rita Marcotulli, Daniele Di Bonaventura, i Córdoba Reunión, il già citato Javier Girotto, Raffaele Casarano & Locomotive, il Vertere String Quartet e l’Antonio Dambrosio Ensemble. Primo appuntamento dai larghi orizzonti, verrebbe da dire. Perché l’idea che sorregge la formazione (incrociare le sonorità dell’area balcanica alle esperienze jazzistiche di casa nostra) è buona, anche se ormai sfruttatissima, a tutte le latitudini. Un’idea che, però, si appoggia anche sulla consapevolezza di aver intrapreso il sentiero prima di altri, in tempi maturi, ma non eccessivamente sospetti. Riassumendo, le espresssioni vocali dense dell’albanese Meli Hajderaj e l’esperienza consumata dello slavo Hadnan Hozic (compagno di viaggio, per intenderci, di Cesare Dell’Anna in una formazione di culto come Opa Cupa) incrociano i sassofoni di Gaetano Partipilo (la provenienza è Cassano Murge, Puglia, Italia), il contrabbasso di Giorgio Vendola (barese, vicinissimo all’area di influenza di Mirko Signorile), la tromba del cistranese Giorgio Distante, il sax contralto di Alessandro Nocco, la batteria del cilentano Vincenzo Bardaro e le percussioni di Mario Grassi. Tutti, orfani, per l’occasione, del capobanda, Admir Shkurtaj, fisarmonicista albanese perfettamente integrato nel panorama musicale di queste contrade e bloccato da un problema di salute. Assenza, questa, che toglie qualcosa al prodotto finito, ma che tuttavia non lo svilisce: elemento utile, però, a dimostrare la solidità del gruppo, malgrado gli imprevisti. Una solidità che, peraltro, non impedisce a nessuno di crearsi spazi corposi di creatività e di ritagliarsi applausi privati. Assoli (frequenti) a parte, il repertorio e le atmosfere sono profondamente balcaniche. Le incursioni e qualche interpretazione, invece, più specificamente jazzistiche. La commistione, di fatto, riesce a scaldare la gente e a infrangere le incertezze dei mesi passati a cercare soluzioni diverse e a inseguire nuove strategie. Perché, come sottolinea nella brochure di presentazione della manifestazione Caterina Mutinati, presidente dell’Associazione "Antiphonae", «nessuna edizione è stata più sofferta di questa. Solo un paio di mesi fa nessuno avrebbe più scommesso su di noi. Il risultato è qui, in questa rassegna che non doveva più esistere e che invece esiste ancora, ostinatamente e a dispetto delle crescenti difficoltà e del placido disinteresse che la cultura, a volte, incontra presso certe istituzioni». Traducendo, esserci è già una vittoria.
Talea Modern Balcan Project (Meli Hajderaj: voce; Hadnan Hozic: voce e chitarra acustica; Gaetano Partipilo: sax soprano e sax contralto; Alessandro Nocco: sax contralto; Giorgio Distante: tromba; Giorgio Vendola: contrabbasso; Vincenzo Bardaro: batteria; Mario Grassi: percussioni )
Locorotondo (BA), Auditorium Comunale
Antiphonae Jazz 2006
(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)
domenica 22 ottobre 2006
Alta produttività
Guido Di Leone Quartet (Guido Di Leone: chitarra; Barend Middelhoff: sassofono; Pietro Ciancaglini: contrabbasso; Alessandro Minetto: batteria)
Capurso (BA), Sala Botticelli dell’Hotel ‘90
Questions & Notes
(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)
lunedì 9 ottobre 2006
Anima popolare
La musica popolare non si crea e non si inventa, né si reinventa. Piuttosto, si interpreta. O, di questi tempi, si contamina. E si evolve (o si involve: fate voi). Semmai, si può inventare una nuova formazione: non per stupire, ma per divertirsi. E, magari, per divertire. O, più semplicemente, per intrattenere, con un po’ di gusto. Senza effetti speciali. Senza artifici. E senza stravolgimenti musicali. Mimmo Gori, tarantino con la passione del tamburello e dell’organetto, accarezzava da tempo un’idea. Da quando, probabilmente, aveva abbandonato il “progetto Demotika Orchestar”, una band niente male nata sull’asse jonico-salentino sulla scia della tradizione. Un progetto disgregatosi, però, nel tempo: diciamo pure der diversità di vedute affiorate all’interno del gruppo. Dove diversità di vedute significa dover rispondere ad uno specifico quesito: perseguire la via maestra oppure concedersi all’innovazione? L’idea di Mimmo Gori, alla fine, si è materializzata e solidificata. Per chiamarsi Terminal Jonio, ensemble che ha cominciato a bussare sulle piazze e nei locali della provincia di Taranto, porzione di Puglia che sta lentamente (o, rispetto al profondo Salento, molto meno velocemente) cercando di riappropriarsi di una parte delle proprie peculiarità culturali. E che, a Mottola, all’interno del Dreams Bar (sede non ufficiale in cui il concerto, organizzato per omaggiare il Parco delle Gravine e inizialmente previsto in piazzetta La Rotonda, è stato spostato a causa delle cattive condizioni atmosferiche), ha riproposto brani conosciuti e anche (generalmente) meno ascoltati, tutti ben rifiniti e ovviamente attinti dall’immenso bagaglio della tradizione meridionale. Passando dalla pizzica alla tammurriata, dalla tarantella alle note importate dal Gargano o dalle Murge, puntando alla conservazione di certe atmosfere, di certe sonorità. Affidate, peraltro, anche alle doti del polistrumentista barese Gianni Gelao, alla voce profonda e popolare e alla chitarra di Peppe Zerruso, alla voce e al tamburello di Pietro Balsamo e al violino di Claudio Merico, affianco ai quali si agita la danza di Simona Tempesta. «Vogliamo solo contribuire a tutelare questo patrimonio musicale, nient’altro. Rifuggendo dalle tentazioni del nuovo che avanza. Non aspettatevi niente di più: il Terminal Jonio Ensemble è un’occasione per stare assieme, per suonare assieme. E per riscoprire qualche strumento ormai dimenticato, perché no. Come la cornamusa o la zampogna. E ci stiamo adoperando per acquisire qualche canto ormai disperso, direttamente dalla voce degli anziani delle Murge. Come vedete, niente di nuovo. Ma è questo che ci piace. E non è detto che rinunceremo a qualche brano originale, anzi» Se è per questo, il progetto del gruppo è più ampio: e prevede, tra l’altro, una collaborazione stretta e imminente con gruppi di ottimo spessore quali quello di Nando Citarella & i Tamburi del Vesuvio, Canto Discanto e Spakka-Neapolis 55, oltre alla Banda di Montemesola. Che, assicura Mimmo Gori , «dispone di musicisti interessanti e, soprattutto, versatili, con i quali sarà possibile impostare un discorso artisticamente intrigante». E, chissà, assicurarsi anche un respiro musicale più vasto e nutrito. Senza doversi necessariamente avventurare per sentieri più o meno oscuri.
Terminal Jonio Ensemble (Peppe Zerruso: voce e chitarra; Pietro Balsamo: voce e tamburello); Mimmo Gori: organetto e tamburello; Claudio Merico: violino; Simona Tempesta: danza)
Mottola (TA), Dreams Bar
(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)