sabato 19 marzo 2005

Dischi - My Love and I (Giuseppe Bassi)

«Le undici tracce di questo cd hanno un comune filo conduttore: il sentimento. E l’amore per la musica. Perchè la musica è il mio amore. E perchè la musica è il mio modo di amare. Sì, quello che unisce e cementa l’intero lavoro è soprattutto la passione». Parole chiare, semplici. Dettate da un personaggio genuino, schietto. E, crediamo, anche assai idealista. Che ha deciso di registrare in studio e di divulgare una parte delle proprie sensazioni e della propria recente produzione, affidandosi al marchio Philology e alle capacità distributive della IRD. E assemblando un prodotto interessantissimo, dove emergono le virtù di ogni singolo artista coinvolto nel progetto e la selezione (curata) degli standard inseriti.
Il personaggio è Giuseppe Bassi, contrabbassista che attraversa uno dei momenti più prolifici del proprio percorso artistico. E che, ultimamente, si distribuisce con altissima frequenza nelle location jazzistiche più attive della Puglia: accompagnando diverse situazioni e diventando parte integrante di progetti diversi, ovvero partoriti da soggetti differenti. Il disco, invece, è My Love and I, presentato a marzo al Uéffilo di Gioia del Colle e al Taylor’s di Bitritto: laddove, cioè, si stanno rincorrendo molte di quelle note che non devono passare inosservate: senza distinzioni di provenienza. Dove, anzi, si è installata l’abitudine (buona) di guardare molto in casa propria. Prima ancora che altrove.
Bassi, del resto, maturava da un po’ l’idea di regalarsi quello che oggi costituisce, di fatto, il terzo album confezionato a suo nome. Idea concretizzatasi in un cd in cui il ragazzo di Bari, trentaquattrenne magistrato mancato, non è solo esecutore di note, ma anche autore di spartiti. Come nel caso di "Big Eyes", o di "Sweet King Kong!", oppure di "Jazz in Love", o – ancora – di "Your Double Smile" (dedicata ad una ragazza etiope, adottata a distanza) e di "God Bless The Dog". Brani che si affiancano, per esempio, a "Love for Sale" di Cole Porter, "Never Let Me Go" (di Livingston ed Evans) e "Sugar" di Stanley Turrentine. All’esecuzione dei quali compartecipano Fabrizio Scarafile, sassofonista cistranese ormai maturo per gli appuntamenti di prestigio, il pianista brindisino Nicola Andrioli (seguitelo con attenzione, possiede talento e un’età giovanissima) e il più navigato batterista tranese Mimmo Campanale.
«Tutta gente pugliese, mi piace sottolinearlo. Come pugliesi sono il chitarrista Guido Di Leone, la vocalist Paola Arnesano e un altro pianista, il tarantino Ettore Carucci, che hanno voluto omaggiarmi del loro apporto in Portrait, Love for Sale e Blues in the Closet. L’unico straniero – continua Bassi - è il genovese Dado Moroni, che si esibisce al contrabbasso proprio in Blues in the Closet, offrendo una performance straordinaria che, lo dico senza problemi, finisce per oscurare la mia. Ma questo non è affatto un problema. Tutti pugliesi, dicevo: dai musicisti ai produttori, dal grafico al fotografo. Che, per l’occasione, è un tarantino, Marcello Nitti. Il quale mi ha consigliato di scattare le immagini che illustrano il cd sul lungomare di Taranto, che è uno dei luoghi più affascinanti di Puglia. Si tratta di foto realizzate in bianco e nero, controluce: della scelta sono contentissimo».
Dentro My Love and I , però, c’è anche posto per Pietro. «Giusto. Pietro è il mio cane e a lui è dedicata "God Bless the Dog". Anzi: la voce, in quel pezzo, è la sua. Non solo: ha seguito da vicino tutte le prove, rifugiandosi sotto il pianoforte. E’ il mio modo di ricambiare tutto l’amore che mi ha tributato in questi anni. Ed è sicuramente una scelta fuori dal normale: una delle tante del sottoscritto.Tracciata sul solco dell’ironia, che riempie il disco intero. Un disco che si nutre del tepore dei suoi suoni, delle sue note. E del calore del mio amore».

My Love and I (Philology, 2005)
Giuseppe Bassi (contrabbasso), Fabrizio Scarafile (sax tenore), Nicola Andrioli (pianoforte) & Mimmo Campanale (batteria). Guest Dado Moroni (pianoforte), Guido Di Leone (chitarra), Paola Arnesano (voce) ed Ettore Carucci (piano)

(pubblicato dal mensile "Pigreco")

martedì 15 marzo 2005

Giovani di successo. Che verrà

Giovani, giovanissimi. Di talento rampante. E già sui palcoscenici europei: giusto per sottolineare che il jazz non possiede confini. E che ama diffondersi rapidamente, valicando ogni frontiera. Sono quattro: e ognuno di loro arriva da un angolo diverso d’Europa. Il leader è Andy Davies e il sound della sua tromba arriva dall’Inghilterra. Lorenzo Bassignani è il bassista italiano. Reinis Axelsson è il batterista svedese. E Eivind Lodemel si è avvicinato al pianoforte in Norvegia. Insieme, propongono tonalità (inaspettatamente) calde che, probabilmente, stridono con il forte quoziente di nordicità del gruppo. Senza intaccare, peraltro, la compostezza della loro musica e, più in generale, del confezionamento del concerto.
L’Andy Davies Quartet sta presentando il suo primo (e omonimo) lavoro discografico, mostrando coesione e dispensando improvvisazioni interessanti. Ma, soprattutto, Il repertorio - godibile - sa catturare le attenzioni di chi ascolta. Esattamente quello che è accaduto al Uéffilo di Gioia del Colle a metà marzo, nel live che ha caratterizzato l’unica tappa italiana al sud dell’ensemble, già passato anche per il Giappone. Un live (arricchitosi, nella seconda parte, con la voce di Chrissie Oppedisano, prestata in tre brani) che voluto anche fortificare il già ottimo rapporto stabilitosi tra la cantina di Filippo Cazzolla, inaugurata a metà dello scorso dicembre, e il jazz (non solo di casa nostra).
E sì, perchè l’eno-food-jazz club di via Boscia, all’interno delle sue mura cinquecentesche ha già ospitato in quattro mesi di attività – con la collaborazione di Jazzitalia– Daniele Scannapieco, Antonio Onorato, Joe Amoruso, Maurizio Giammarco, il bopper canadese Bob Bonisolo, Marco Tamburini, JD Allen & il Fabio Morgera Quintet e alcune formazioni rigorasamente pugliesi (per esempio quella capitanata da Larry Franco, il quintetto di Cinzia Tedesco, il quartetto di Giuseppe Bassi e il Cinzia Eramo Trio, che ha riletto alcune composizioni di Duke Ellington). Senza contare gli appuntamenti in programma nel corso di aprile: ingredienti, questi, che hanno ormai eletto lo Uèffilo (uèffile, in dialetto gioiese, significa sorso di vino) nella cerchia ristretta delle location di riferimento del jazz, come – del resto – dimostrano le sempre più frequenti jam session organizzate da Guido Di Leone.

Andy Davies Quartet (Andy Davies: tromba; Eivind Lodemel: pianoforte; Lorenzo Bassignani: contrabasso; Reinis Axelsson: batteria)
Gioia del Colle (BA), Uèffilo Cantina a Sud

(pubblicato sul mensile "Pigreco")