domenica 14 ottobre 2007

Dischi - L'Immagine di Te (Radiodervish)

Ipotizziamo: il progetto-Radiodervish, sin dagli inizi, s’impregna di originalità, per niente scalfita dalle frequenti operazioni di avvicinamento altrui. La rincorsa a certe sonorità, cioè, esiste e resiste, assalendo da diverse direzioni: ma l’originalità, quando si scopre e appare, non sfugge ed emerge. Per questo, la gente avrà captato il messaggio, dilatatosi nel tempo. Accettandolo e incoraggiandolo. Quel messaggio che nasconde tra le note una sua limpidezza, un istinto diretto e profondo. E la versalità vocale di Nabil Ben Salameh, leader di una formazione ormai fortemente (e affettivamente) radicata nel territorio, quello di Puglia, ma facilmente esportata: e non da oggi. Una formazione che, di questi tempi, può essere considerata di culto: affermazione difficile, ma suffragata dai fatti. E non alberga il timore di ritrovarsi smentiti. E poi, ancora: la band galleggia sicura su indubbie qualità musicali, sapientemente shekerate tra gli arrangiamenti puliti e ricercati di Michele Lobaccaro e le composizioni solide, disposte ad affrontare il peso degli anni e gli attentati subdoli della memoria. Tra atmosfere mediorientali e la world music di impronta europea. Infine: certa musica è musica di questi tempi e occorre pure tenerne conto. La moda, cioè, trascina anche gli spartiti e si fa cavalcare. Le cause, forse, spiegano gli effetti. Ma, se non lo fanno, cambia poco. La verità è che ogni apparizione dal vivo dei Radiodervish crea attesa. Ovvero, affluenza: recentemente confermata a Conversano, in un live all’aperto con le controindicaziooni della tramontana e la concorrenza ingombrante del calcio in tv (la Nazionale giocava e vinceva). Non è poco. E ogni novità discografica del gruppo appulo-palestinese diventa un evento: come la presentazione ufficiale de «L’Immagine di Te», album di nove tracce griffato Radiofandango, avvenuta nell’affollatissima (e, per questo, angusta) ma preziosissima sede barese della Feltrinelli. Prima nazionale ovviamente: in attesa di pubblicizzare il prodotto (in commercio dal 19 ottobre) nel resto del territorio italiano: sfruttando, appunto, la catena dei punti Feltrinelli. Il lavoro segue il binario del successo evidente degli ultimi tre dischi realizzati dai Radiodervish (“Centro del Mundo” del 2002, “In Search of Simurgh” del 2004 e “Amara Terra Mia” del 2006), ma non lo rincorre. Non completamente, almeno. E non solo per il singolo che presta il nome all’intero album: una canzone, diciamo così, saldamente agganciata ai vagoni del pop. Partorita con un gusto meno esotico, forse a beneficio di un pubblico ancora più ampio. Che, riteniamo, sia uno degli obiettivi precipui della produzione, affidata a Pino Pinaxa Pischetola (responsabile del missaggio e della programmazione dei suoni) e, soprattutto, a Franco Battiato. La cui presenza, da questo punto di vista, è assolutamente itinerante, nonché vincolante. Lavoro basato su brani inediti, di amore e di vita, che sa continuare ad attingere dalle tonalità arabeggianti, ma che concede numerosi ammiccamenti alla musica largamente distribuita negli anni ottanta e anche alla disco music del decennio precedente. «Battiato, per noi, ha sempre costituito un punto di riferimento – svela Nabil -. Oggi, è anche qualcosa di più». Guida spirituale, ambasciatore nobile di un progetto che vuole ampliarsi, ramificarsi, complice di un sogno che vuole durare nel tempo. A dieci anni dalla costituzione del gruppo, che adesso può contare – dopo qualche apparizione fugace del passato – anche sul violino di Anila Bodini, che numericamente ha rimpiazzato il violoncello di Giovanna Buccarella, compagna di viaggio degli ultimi tempi. C’è sempre, invece, Alessandro Pipino, tastierista (e fisarmonicista) storico dei Radiodervish, che è anche il coautore musicale di tutti i brani (“L’Immagine di Te”, “Tutto Quello Che Ho”, “Babel”, “Se Vinci Tu”, “Milioni di Promesse”, “Yara”, “Avatar”, “Sama Beirut” e “Stella Briciola di Campo”). E c’è, alla batteria, anche Antonio Marra, il quinto uomo di una formazione che, se non cambia indirizzo, comincia a perseguire pure altre direzioni musicali. Evitando, se non altro, di ripetersi e di adagiarsi sulle fortune già conosciute. Affrontando, semmai, un altro problema: le reazioni dei più affezionati, abituati ad un certo cliché, fresco e raffinato. Reazioni che conosceremo presto. Consapevoli che il concetto di qualità è salvaguardato anche dall’ultimo disco. Da cui si può ripartire: avvicinandosi con fiducia.

L'immagine di Te (Radiofandango, 2007)
Radiodervish (Nabil Ben Salameh: voce e chitarra acustica; Michele Lobaccaro: basso e chitarra acusstica; Alessandro Pipino: tastiere; Anila Bodini: violino; Antonio Marra: batteria)


(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)