venerdì 14 luglio 2006

La signora scalza

Era attesa l’anno passato, Cesária Evora. A Lecce, all’interno del cartellone ricco e suggestivo del Negramaro Festival, dedicato alle arti e alla cultura di Capo Verde. La signora scalza, però, non arrivò: problemi personali. L’appuntamento, comunque, si è solo aggiornato di un anno: e la kermesse salentina ha inserito il live dentro la programmazione che circumnaviga la musica e le problematiche provenienti dall’Africa, continente sul quale sono riposte le attenzioni dell’edizione 2006, tuttora in corso di svolgimento. Nessun problema: del resto, Capo Verde – amministrativamente Portogallo, cioè Europa – è geograficamente parte integrante dell’Africa. E l’accostamento non sfigura. Anzi. Il concerto di Cesária Evora, peraltro, ha saputo attirare più gente del preventivato: non a caso, il palco (approntato, di concerto, dall’Amministrazione Provinciale di Lecce, dalla locale sede della CGIL e dal Centro Abusuan di Bari) ha traslocato nelle ultime ore, ritrovandosi davanti alla Curia Vescovile, nella calda e aristocratica cornice di Piazza Duomo, preferita al più raccolto chiostro del Palazzo dei Celestini. Segno evidente che, al di là dello spessore ormai riconosciuto dell’artista, la rassegna leccese è ormai entrata di diritto nell’ideale tracciato estivo dei pugliesi che amano gli spettacoli dal vivo. Come dimostrano le presenze fitte di appassionati arrivati anche da oltre il confine salentino. Tanta gente, allora. Fattore che, paradossalmente, ha sottratto qualcosa all’evento. In termini di atmosfera, soprattutto. Evento che – è un’opinione, ovviamente – ha guadagnato maggiore visibilità, ma non migliore ascoltabilità. E che, probabilmente, si sarebbe nutrito meglio con più intimità. Avremmo preferito, cioè, un contenitore meno dispersivo. Sgravato, magari, dal moto perpetuo di quanti hanno troppo spesso preferito dedicarsi alla birra più venduta o agli squilli dei propri cellulari, rigorosamente accesi. Ma questo è: e, di questi tempi, occorre accontentarsi della quantità numerica di pubblico, piuttosto che della qualità (e dell’attenzione) degli spettatori. In Puglia come altrove, sia chiaro. E diciamo pure che Cesária Evora (lo ammettiamo: meno carismatica e più fredda di quanto immaginassimo) ha rinunciato ad impalcare un feeling poderoso con la platea, limitandosi a cantare (bene) e mantenendo una certa distanza con il resto della piazza. Senza preoccuparsi, cioè, di condividere qualche concetto o – più semplicemente – qualche complicità. Per le quali non occorre dialogare nella stessa lingua, portoghese o italiano che sia. Anche se – va detto, è cronaca – la sua morna è riuscita a sradicare dalle sedie più di qualcuno, che ha rischiato il ballo, nonostante i ritmi niente affatto serrati. E nonostante qualche dettaglio (uno su tutti: l’utilizzazione incessante del sassofono) che sembra stridere con i concetti più tradizionali della musica popolare capoverdiana. Ma, evidentemente, la contaminazione è un’esigenza che ha varcato con sicurezza anche il Mediterraneo, spingendosi a sud.

Cesária Evora
Lecce, Piazza Duomo
Salento Negroamaro Festival

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)