sabato 15 luglio 2006

Emozioni da palcoscenico

Non è sempre agevole assistere a concerti in equilibrio puntuale tra note ed emozioni, tra musica e parole. E non è sempre facile imbattersi in live ben confezionati, che sanno costruire l’atmosfera, alimentando lo spessore del prodotto. Anzi, non è neppure semplice ritrovarsi di fronte a concerti dosati nei particolari, curati nei dettagli. Dove non basta esibirsi. Dove, invece, vince l’esigenza di confrontarsi con se stessi: e, quindi, di migliorarsi. Eppure, a volte succede. Ed è successo: ultimamente, a metà luglio, a Torre Egnazia di Fasano, nell’area degli scavi archeologici, in occasione di Egnazia Estate ’06, dove i Radiodervish (Nabil Salameh: voce; Michele Lobaccaro: basso e chitarre; Alessandro Pipino: tastiere; Anila Bodini: violino) hanno replicato le tappe più significative del loro percorso artistico. In attesa di presentare – più avanti, quando i tempi saranno maturi – il prossimo lavoro discografico, in via di ottimizzazione.Nel frattempo, l’esibizione dei Radiodervish, mai incensati per quello che, in realtà, meriterebbero, ci ha convinti. Nuovamente, fortemente. Così come, già nello scorso mese di aprile, a Brindisi, quando l’incontro con l’attore (e la voce recitante) di Giuseppe Battiston generò il riuscitissimo spettacolo (griffato Teatro Pubblico Pugliese) Amara Terra Mia - Tra Parole e Musica, contenitore di sonorità (quelle consuete del gruppo appulo-palestinese) e riflessioni, di versi disperati e sensazioni crude, di umori e poesia profonda. Sì, ci ha convinti. Definitivamente. Tanto da poter urlare la certezza di considerare la formazione assolutamente in grado di poter reggere il confronto (ogni confronto) in ambito nazionale. Cioè molto al di là degli strettissimi confini regionali, dentro i quali sembrano ancora relegati dall’immaginario collettivo. Senza dubbio alcuno. Per la qualità delle sonorità prodotte, per la capacità di prendere per mano il concerto e, dunque, il pubblico, per l’eleganza nell’inseguire il particolare, per la bontà dei testi, per la precisa alchimia con cui vengono misturati impegno sociale e concetto di solidarietà, fragranze mediterranee ed orientali, parole di speranza e rispetto delle tradizioni. Tradizioni musicali e non: del resto, «Amara Terra Mia» è stato anche (o soprattutto) un omaggio a Modugno, oltre che un diario sviluppatosi nella quotidianità degli ultimi quindici anni italiani, segnati da quegli avvenimenti tragici che hanno aperto una discussione ancora irrisolta, legata indissolubilmente all’irraggiungibile piattaforma della tolleranza razziale e religiosa. Un diario in cui, al centro di ogni storia, ci sono l’uomo, i suoi ideali, il suo futuro, la fuga e l’approdo. E la convivenza. Motivi, questi, che rendono la musica dei Radiodervish vitale, istruttiva, irriverente, obbligatoria. E, probabilmente, anche scomoda. Particolare utile per continuare ad inseguirla. E incoraggiarla.

Radiodervish (Nabil Ben Salameh: voce e chitarre; Michele Lobaccaro: basso e chitarre; Alessandro Pipino: piano e tastiere; Giovanna Buccarella: violoncello)
Torre Egnazia di Fasano (BR), Area degli Scavi Archeologici
Egnazia Estate 06

(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)