lunedì 11 aprile 2011

Note di vino


Antonio Dambrosio è un musicista che sa ampliare l’espressione della propria arte. Servendosi delle note per arrivare alla poesia. O della poesia per arricchire le note. Forse, perché il confine tra questa o quella non è così spesso come può apparire. O forse perché, tra gli spartiti e i versi, c’è più complicità di quello che potrebbe sembrare. Dambrosio, altamurano, percussionista e batterista sempre più di nicchia (è un complimento, non una limitazione), ha scelto (da un po’, del resto) la progettualità, provando a solcare sentieri meno commerciali e più profondi, divertendosi a giocare su diverse sponde di una coscienza artistica e, soprattutto, cercando di confrontarsi sulla piattaforma della commistione. E certificando, al contempo, una spiccata sensibilità per ogni specificità culturale. Qualcuno, ad esempio, ricorderà Sempre Nuova è l’Alba, il lavoro musicale edificato attorno alla produzione letteraria del lucano Rocco Scotellaro, uno dei padri – in ambito politico, ma anche poetico - della questione meridionale. Bene: adesso, Dambrosio ci riprova. Non con la questione meridionale, ma con la poesia e i versi (e la musica, ovviamente) al servizio della cultura popolare. Cioè, ad uno dei motori (troppo spesso dimenticati) di questa Puglia indossolubilmente legata al suo passato e alle proprie tradizioni. Come il vino, causa ed effetto di un legame ancestrale tra la gente di queste contrade e la terra. La sua terra. MoSto – Vino di Versi in Jazz, il progetto presentato ad Altamura, Bari, Gioia del Colle e Matera, è appunto un ponte tra musica e poesia, tra passato e presente: dove la tradizione diventa anche il pretesto (e la necessità) di cercarsi. O di ritrovarsi. Al centro c’è, è chiaro, il vino: e, con il vino, ci sono il suo travaglio, i suoi misteri, le sue storie, il suo profumo. E la sua gente. Sul palco, invece, sei strumentisti (oltre a D’Ambrosio, Nicola Pisani al sax soprano, il polistrumentista di matrice popolare Nico Berardi, il fisarmonicista Vincenzo Abbracciante, il contrabbassista calabrese Carlo Cimino, in sostituzione dell’indisponibile Camillo Pace, che fa parte del nucleo originario, e il flautista ginosino Davide Giove) e due voci recitanti: quella di Rocco Capri Chiumarulo (non nuovo ad esperienze musicali, seppur differenti nel contesto: ricordiamo, tra le altre, quelle con il Nuevo Tango Ensemble e i Tàngheri) e la divertita Maria Luisa Bigai, friulana che si divide tra Roma e Cosenza. L’ensemble, parzialmente rinnovato nei componenti e privato anche della presenza del clarinettista salentino Vincenzo Presta (tra i protagonisti, comunque, del prodotto discografico uscito recentemente), danza tra sonorità popolari e atteggiamenti vicini al jazz: ambiente da dove Dambrosio naviga solitamente. Il cliché è semplice: stralci di opere firmate da Baudealaire, Orazio, Pablo Neruda, Carducci, Eduardo De Filippo, Dickinson, ma anche sottratte dai chierici vaganti dei Carmina Burana, si alternano a nove composizioni originali dove convivono stili differenti. A volte vagamente didascalici, ma sempre bagnati d’ironia, di leggerezza. Il vino è argomento trattato con gaia serietà, con spiritoso rispetto. Che la degustazione organizzata contemporaneamente nel chiostro di Palazzo Comunale dal convegno di PD Forum sulla dieta mediterranea, probabilmente, esalta. Pur distogliendo dalla musica e dalla poesia il pubblico e i protagonisti sul palco. MoSto, tuttavia, diventa un momento di condivisione, di festa. E di meditazione, se vogliamo. Mentre i bicchieri si incrociano e si confrontano, i versi galoppano: il vino, allora, vince la partita con l’eternità, cresce come una pianta d’allegria, prepara i cuori. Senza dimenticare che chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere. Un po’ di sano barocchismo verbale, come in certe ricorrenze popolari, talvolta non stona. Anzi, aiuta ad alzare meglio i calici. E a consegnarsi alla musica con naturalezza, perché no.

Antonio Dambrosio Ensemble (Rocco Capri Chiumarolo: voce recitante; Maria Luisa Bigai: voce recitante; Antonio Dambrosio: batteria e percussioni; Nicola Pisani: sax soprano; Nico Berardi: charango e zampogna; Davide Gioia: flauto; Vincenzo Abbracciante: fisarmonica; Carlo Cimino: contrabbasso) in “MoSto”
Gioia del Colle (BA), Chiostro di Palazzo Comunale