domenica 22 luglio 2007

Sapore di Capoverde

La ragazza accompagna sicura il suo fascino già maturo e profondamente consapevole, ma praticamente naturale. Ha corpo e voce. E movenze. E una sensualità che affonda, si insinua, attacca, coinvolge. Senza violentare chi la ascolta e la guarda. Non una sensualità feroce. Il sorriso è aperto e l’istinto di comunicazione è solare, come la terra che rappresenta e canta, da una diecina di anni o poco più: Capoverde, arcipelago dominato dai portoghesi e stato sovrano da pochissimi decenni, geograficamente parte dell’Africa, ma universo culturale nutrito da peculiarità proprie, forti, vitali. La ragazza prova anche il passo di danza che attira il popolo, ma dimenticando saggiamente di caricare i toni, bagnandosi di semplicità. Amplificando ugualmente lo spettacolo e, soprattutto, l’audience. Aggiungendo al folklore, però, anche una buona arte vocale. Che è poi la sostanza della terza tappa del Locus Festival 2007. Lura è una ragazza di trentadue anni che si esibisce ovunque (spesso anche in Italia e in Puglia: l’anno scorso era a Diso, in Salento) e che ovunque riscuote compiacimenti: e non solo per le qualità somatiche. Lisbonese di nascita, ma di genitori capoverdiani, sbarca sulla scena internazionale con un fortunatissimo lavoro, «De Corpu Ku Alma», datato anni novanta. Da lì in poi il cammino è segnato. Merito di una simpatia spontanea e di un pop suadente e, magari, anche robusto che, tuttavia, non sgualcisce e non deprezza le atmosfere e le fragranze del suo Paese. Il suo prodotto, sia chiaro, è di sapore moderno (ben più moderno, ovviamente anche per motivi anagrafici, di quello di Cesária Evora o di Hermínia), ma sobrio e composto, ben curato nei dettagli, equamente diviso tra tradizione (il batuco o il funamá, due generi tipicamente capoverdiani che non coincidono con la più conosciuta morna) e progresso. Piazza Convertini, tra le cummerse di Locorotondo, può così appropriarsi di un personaggio positivo e di un sound che lascia trasparire la personalità del suo leader e la versatilità della band, discreta e presente, assolutamente complementare, eppure mai invadente (la batteria non picchia, gli arrangiamenti appaiono mirati, non si concretizzano note elettriche o elettroniche, l’eleganza è costantemente salvaguardata). Particolari, questi, che lasciano volentieri sorvolare sullo spessore – certamente non ricco – dei testi. Che, peraltro, non ha mai caratterizzato il movimento musicale capoverdiano, neppure in passato. Incuriosisce, semmai, l’assenza del cavaquinho, lo storico chitarrino di orgine portoghese, ma il problema non sussiste. Basta ascoltare e vedere Lura, per rimanere soddisfatti. E per compiacersi della scelta del Locus Festival, contenitore che, per l’occasione, ha voluto abbracciare varie direzioni e indirizzi musicali, navigando tra artisti di già solida o solidissima notorietà (Fresu o Battiato, che è poi il prossimo guest della rassegna, il trenta luglio), interpreti ancora rampanti (Chiara Civello o Gianluca Petrella) o, appunto, espressione di altri universi culturali. Come questa ragazza di Lisbona, tornata alle proprie origini per offrire un nuovo tassello del mosaico musicale di questo secolo, privo di confini artistici e sociali. A qualcuno, forse, l’idea non piace e non piacerà neanche domani. Ma così è. Il mondo cambia e ci siamo dentro. Interamente.

Lura (voce), António Vieira (pianoforte, percussioni e cori), Aurélio Santos (chitarra e cori), Guillaume Singer (violino, percussioni e cori), Edevaldo Figuereido (basso e cori), Carlos Paris (batteria e cori) e Paulino Nunes De Pina (percussioni e cori)
Locorotondo (BA), Piazza Convertini
Locus Festival 2007

(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)