venerdì 30 marzo 2007

Personalità e sentimento

Confessiamo: gli autori (e gli interpreti: fa lo stesso) di personalità ci appassionano e ci intrigano. Al di là delle peculiarità di ciascuno. E della loro produzione musicale. Perché personalità significa anche talento. E, in ogni caso, carisma. Che sono poi gli elementi che garantiscono la distanza tra un musicista ed un artista. E, vi assicuriamo, la differenza non è soltanto glottologica. Personalità vuol dire saper gestire il palco e chi vi si affaccia, dalla platea. Saper amministrare le proprie doti e il proprio repertorio. Fare (bene) senza forzare, dribblando la presunzione di dover stupire obbligatoriamente. E, ovviamente, tante altre cose. La personalità, però, non si misura: c’è o non c’è. E, se c’è, si vede: immediatamente. Conoscevamo Enza Pagliara e l’abbiamo seguita ancora: a Fragagnano, all’Osteria Quattro Venti, che ormai smista tre diversi percorsi artistici (il teatro, il jazz e la musica popolare, con la rassegna “Eventi Etnici”). E la ragazza di Torchiarolo, ancora una volta, ha assorbito il consenso. Non ne dubitavamo, in verità. Ma la conferma è arrivata, puntuale. Sì, perché la Pagliara è una voce popolare di personalità, carismatica. Di carattere e sentimento. Che non insegue l’effetto. Che sa essere duttile ed essenziale, pur utilizzando tutti i colori della musica e accarezzando i dettagli. Quei dettagli sonori che, ultimamente, vengono frettolosamente dimenticati, nel nome della spontaneità espressiva, da quanti – e sono tanti, di questi tempi – propongono questo repertorio. E poi perché è un’interprete vera: nel senso che mastica il già ascoltato (è il caso della musica popolare pugliese), fornendo tonalità differenti e, dunque, versioni meno scontate, meno abusate. Salvaguardando tradizione e cultura, è chiaro. Anzi, rafforzandole. Meglio precisarlo. «Canti di Terra e di Mari del Salento» è – perdonate la scorrettezza del passaggio – musica popolare d’autore, ovvero un viaggio succinto ed esaustivo, ma anche lievemente e sobriamente arrangiato, in un universo culturale che ha già offerto – ma anche attinto – moltissimo, dopo la sua riscoperta, non più di dieci anni addietro. Un viaggio sicuro, che deborda appena nel Gargano per poi ristabilirsi sulle rotte di casa, quelle che uniscono i canti di lavoro più classici («La Rondinella», ad esempio), le pizziche più note (quella di Galatone, per dirne una), la realtà rurale della Terra di Brindisi (da dove Enza Pagliara proviene: la «Pizzica di Torchiarolo» è indiscutibilmente meno battuta da live e produzioni discografiche) e qualche altra composizione collezionata in fondo ad uno di quegli ormai leggendari lavori di ricerca effettuati all’interno del pozzo della musica popolare. Un pozzo forse meno limitato di quanto è lecito sospettare o di quanto è unanimemente considerato. Comunque, ancora intriso di valore storico e musicale, di significati. «Funzionavano, queste canzoni», sussurra la voce matura di Enza Pagliara, che pure non spreca tantissime parole, tra un brano e un altro. Riempiendo, però, ugualmente lo spazio. Anche senza l’apporto del trio che l’accompagna e che, talvolta, lascia il microfono solo al canto. Sapientemente.

Enza Pagliara (voce, nacchere e tamburello), Mario Musi (mandola), Gianluca Longo (mandola) & Antongiulio Galeandro (fisarmonica) in "Canti di Terra e di Mari del Salento"
Fragagnano (TA), Osteria Quattro Venti
Eventi Etnici

(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)